Depressione post partum [la lettera di Roberta]

"Tito ha 4 mesi sta bene e sorride a me e al papà. Io lo guardo ma non riesco ad amarlo. Però lo porto sempre con me nella fascia e lo curo tanto. Ma qualcosa dentro di me si rompe. Come se dovessi occuparmi di me bambina, non ce la faccio ad occuparmi di lui. Vado in un centro per le depressioni post partum al policlinico di Roma e mi chiedono di ricoverarmi nel reparto di psichiatria. Accetto, nella può totale confusione e devastazione. Resto dentro per 4 giorni. Dopo poco scappo. Firmo p

           

https://www.facebook.com/Repubblica/posts/10162172306606151

Una sensazione bruttissima..devastante. E nel mio essere completamente impreparata a questo credevo, nella mia ignoranza, che a me non sarebbe mai potuto succedere perché Jacopo era stato cercato voluto e amato da quando era solo un'idea. Quindi no "a me non potrebbe mai succedere" invece è successo. Ed è stato devastante. In tutta onestà penso che, se non avessi avuto dietro di me una fitta rete di persone che aveva capito senza che io dicessi nulla (mio marito faceva i salti mortali per tornare prima da lavoro, mia nonna che si è trasferita a casa mia per mesi e la mia amica, nonché madrina di mio figlio e mia testimone di nozze, che faceva in modo di essere sempre libera quando sapeva che mio marito sarebbe tornato tardi per non lasciarmi sola mai). E poi la mia fantastica dottoressa di famiglia, che è anche pediatra, la quale quando ha capito che stavo impazzendo mi ha detto "Sara basta il bambino cresce un kg a settimana cominciamo a dargli un pò di aggiunta che non succede niente di male" facendolo passare come una cosa per il bambino, invece in quel momento mi ha salvato la vita. La mia e quella del mio principe. E più il lavoro, io sono tornata a vivere quando sono rientrata a lavorare, nonostante le lacrime per averlo dovuto lasciare al nido. E in quel momento è cominciata la mia rinascita.


Maria Roberta Rocchi io mi amavo tanto, eppure ...per i primi 10 giorni stavo male, avevo la febbre, non riuscivo ad occuparmi di mia figlia, l'allattamento per me era una tragedia, mi sentivo inutile ed incapace di fare la mamma. Poi un giorno la pediatra mi disse: l'allattamento è una scommessa, se non riesci a gestirlo lascia perdere! La bambina crescerà bene comunque. Pensa a te stessa, devi stare bene tu per stare bene con gli altri. E così, cominciai a dare il biberon e a rilassarmi. Da lì, ogni volta che la bambina mangiava, la stringevo forte al mio petto, ed era come se la stessi allattando io. Finalmente avevo creato un legame meraviglioso, una sintonia indissolubile, che dura da 5 anni!
Ho fatto appena in tempo a non cadere nel vuoto assoluto!


Il reparto di psichiatria mi pare medievale....
Gentile signora, benché in età adulta io mi sia laureata in pedagogia e musicoterapia per bimbi disabili, scelsi - diversi anni prima e non solo per scelte "orientativamente" personali - di non diventare madre. Avrei potuto farlo anche vivendo con una donna.
Dunque, perché hai cercato di occuparti dei bimbi altrui e anche pieni di problemi?
Pensavo di essere un' immatura, egoista....solo perché ho sempre pensato che, se domani mi punge vaghezza di partire in autostop per la Finlandia, voglio poterlo fare. Senza bimbi che mi castrino la vita. In realtà ciò è sbagliato, me lo fece notare anche una mia amica psicologa con valide argomentazioni....non sono una "cattivona" (dice!!!)!!!
Posso aiutare, ho scoperto di essere dedita e paziente, il che non comporta menefreghismo. Se mi vogliono bene, è perché sono io . Una sola persona, un poliedro, come tutti noi. Salute e fraternitá


Madri si diventa, non col parto. E' un processo più lungo che richiede tempo. Il tempo di entrare in sintonia. Lasciare chi siamo state (ed è qualcosa di spaventoso) e buttarci in avanti verso questo ruolo nuovo. Verso questa totale devozione verso un soggetto dipendente che non conosciamo. Poi ad un certo punto, capita qualcosa. Scatta proprio il riconoscimento. Puo essere in un secondo solo o più gradualmente. Fatto è che riconosciamo quel cucciolo come nostro. E da li in poi ...nulla potrebbe mai frapporsi.
È un processo che non finisce mai e il legame che si crea aumenta sempre di più...si diventa sempre più madri in modo incrementale e costante. L"errore della società è pretendere da noi questo riconoscimento immediato. Fresche di parto. Affaticate all'allattamento. Devastate dalle notti insonni. Bisognerebbe dirlo a tutte che c'è solo bisogno di tempo. Di un poco tempo. Lo ribadisco. Madri si diventa ma non col parto.


Dopo il parto succede un po' a tutti, a chi in forma lieve ed a chi in forma più grave, questo non star bene, di sentire il peso di un cucciolo che dipende tutto da noi per quanto ci possono essere aiuti da parte di familiari. Siamo impreparate a questo ritmo di cambio pannolini, pappe e ansia per ogni pianto del nostro piccolo che abbiamo tanto desiderato ma non riusciamo a gestire perché è un frenetico 24 ore di nuove scoperte che non ci danno il tempo di respirare. Responsabilità, stanchezza, trascuratezza nei nostri confronti perché non si ha un minuto per se stessi. Bisogna avere la forza di comprendere che è un percorso che piano piano si alleggerisce e riprenderemo la nostra vita (al 50%). I primi tre mesi del nostro bambino sono impegnativi e solamente il loro dolce sorriso può rallegrare il nostro affanno. Fatevi aiutare se avete bisogno perché da soli si cade in un buco nero se la depressione è non gestibile.


Io non ho figli ma penso sia a livello psicologico un cambio drastico per una donna ma quello che mi domando: ma una neo mamma va ricoverata in psichiatria? Non c'è nessuna associazione che si occupi di raccogliere e fare incontrare le neo mamme per farle parlare per capire e per capirsi? Vi leggo e mi dispiace tantissimo sentire che dietro a un dono così importante della vita c'è anche tanta sofferenza psicofisica nell'adattarsi al cambiamento e alla responsabilità. Io penso che sia dovuta anche all'affrontare la maternità quando si è più mature.
Mi raccontava una mia amica che la sua prima gravidanza (21 anni) l'ha vissuta in maniera molto diversa rispetto alla seconda avvenuta quasi 10 anni dopo, per la seconda gravidanza si sentiva più responsabile era più agitata e soffriva di stati d'ansia mentre la prima l'ha vissuta con la leggerezza di una ventenne. Comunque ribadisco la necessità di trovare un luogo d'incontro a sostegno delle mamme che possano liberamente condividere ciò che gli sta accadendo per poterlo superare insieme


Lo dico forte e chiaro: da recente nonna sproni tutte le neomamme (e i neononni) a comprendere che i primi tempi per la puerpera sono terribili: faticosi, travolgenti, di totale confusione mentale e fisica! E per questo la mamma e il bambino NON POSSONO RESTARE SOLI!! Ci vuole un cordone affettivo di protezione fintanto che non si siano riconosciuti come un tutt'uno...Già con un secondo figlio questo tsunami è poco probabile. Ma il primo figlio è una esperienza che può destabilizzare anche donne forti e strutturate! E i ginecologi,puericultrici, pediatri devono prospettate questo possibile crollo che fa sentire le mamme profondamente inadeguate a prendersi cura del piccolo


Felisita Morano guarda, da gran sostenitrice dei corsi preparto ti dico che andrebbero fatti diversamente, ogni donna ha esigenze diverse, io volevo sapere bene come funzionava il corpo durante parto, ad altre interessava molto meno. Altre cose mi sono servite, molte no, anzi alcune dichiarazioni mi destabilizzarono. Le ostetriche avevano le loro preferite (pareva essere tornate a scuola ). Fatto in ospedale pubblico, dove ho partorito. L'ostetrica peggiore (pessima) durante il mio parto (travagliatissimo) era la principale conduttrice del corso, la migliore una ragazza specializzanda. Scoraggiavano fortemente l'accompagnamento con una figura professionale privata, ma poi eri abbandonata durante il travaglio. Non mi dilungo col resto.
Almeno una volta c'era un sapere condiviso fra donne con la levatrice che sapeva prendersene cura anche umanamente. Non rimpiango i parti in casa, coi rischi relativi, sia chiaro.


La prima esperienza, il primo figlio non è sempre una situazione piacevole. Non è sempre come le favole. Nessuno è nato imparato e non tutti hanno il senso di maternità immediato. Non ci si deve sentire in colpa, il tempo aiuta e un consulto psicologico anche. Non siete matte siete solo spaventate perché una bambina capricciosa e infantile che è dentro di voi fa i capricci, è spaventata e non si vuole assumere le responsabilità. Presto però quella bambina cresce, si adatta e impara a non avere più paura. La depressione passa e l amore per tuo figlio cresce ogni giorno di più.


10ºChiedi a Gesù e a Maria di darti la loro protezione, ringrazia ogni giorno per avere avuto il dono di essere mamma, di avere un figlio sano, un compagno attento e amorevole, una famiglia che ti ama e ti aiuta e ti sta accanto... Prega cara Roberta, parla con Gesù dal profondo del tuo cuore, Lui ti ama e ti darà la forza per superare questo momento difficile! Prendi il tuo bimbo nelle tue braccia, stringilo forte sul tuo cuore, lui ha bisogno di te, della sua mamma! Se potete, andate tutti e tre qualche giorno a fare una piccola vacanza per uscire della quotidianità, anche un weekend può aiutarti a trovare un po' di serenità e di gioia! La vita è un dono prezioso, abbi fede e pazienza un giorno il tuo Titto ti abbraccera e ti sentirai la mamma più felice del mondo! Un abbraccio forte forte a te cara Roberta ️




+