Google in campo per salvare il Siciliano: è una lingua a rischio

Basta inquadrare un oggetto con lo smartphone per avere la traduzione simultanea assieme alla pronuncia vocale grazie al database

           

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Emilio Petralia io sono calabrese e al pari del nostro vedo il siciliano come un dialetto. Entrambi troppo simili all'italiano. A naso, non basta cambiare qualche o con delle u e parlare al passato remoto di cose successe 10 minuti fa per pensare di essere una lingua a parte. Poi ripeto... mi sbaglierò molto probabilmente. Negli ultimi 10 minuti ho visto che l'UNESCO tutela Siciliano e Napoletano come patrimoni non materiali, ma non credo sia sua prerogativa assegnare la patente di lingua o dialetto. Intanto chiedo scusa ai Friulani e mi riservo di studiare il tema approfonditamente. Non si può liquidare un tema del genere perché esiste una pagina di wikipedia o perché l'oste mi assicura che il vino è buono...


Daniela Tomasino anche a me spiace non conoscere il dialetto (né delle mie zone di origine né quello di dove vivo ora), lo capisco in entrambi i casi all'80% ma non so parlarlo. Però qualche frase in più mi esce, da quando vivo a Bari. Per un motivo molto semplice, in realtà: qui si parla correntemente, al nord no (tolte magari le valli del bergamasco). Quindi è molto più facile un apprendimento indiretto. Non che non mi sia mai ascoltata Davide Van De Sfroos, ma non è uguale a sentire i miei nonni che parlavano solo così o sentire almeno dieci volte al giorno espressioni e frasi in dialetto.

Certo che finché il dialetto sarà relegato al ruolo di lingua da buzzurri/poveri/anziani...
Nel senso, se non cambia questa concezione, si potrà anche insegnare a scuola ma resterà forse come il greco antico o il latino




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