Compagni, sicuri che la parola merito sia di destra? (di M. Brambilla)

Se il ministro Valditara non farà il possibile per mettere tutti gli studenti nelle stesse condizioni, sarà giusto contestarlo. Ma sarà colpa sua, non del concetto di merito. Capire bene don Milani e Marx (da HuffPost Italia)

           

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Nella scuola, così come è strutturata oggi, il merito è purtroppo troppo spesso legato all'ambiente socio- culturale di provenienza e sempre per come è strutturata la scuola ( programmi, criteri di valutazione e formazione delle classi, struttura orario, spazi e strumenti di lavoro, percorsi didattici ecc...) è molto difficile scardinare le disuguaglianze di partenza. Parlare di merito in senso lato, senza declinarne il significato contestuale ( merito= impegno indipendentemente dai risultati? Merito= livelli di prestazione? E in tal caso, prestazioni di quale tipo? In quale ambito?) non ha alcun senso. Inutile parlare di merito senza prima aver chiaro di cosa si sta parlando e soprattutto senza prima aver creato le condizioni che permettano di limitare le disuguaglianze di partenza nel raggiungimento degli obiettivi e nella valutazione dei risultati


Capisco che l'Italia sia la nazione per eccellenza delle contraddizioni e questo molto dipende dal fatto che non c'è onestà intellettuale piuttosto c'è una linea da seguire di partito , ma fino a 20 giorni fa , era un pensiero condiviso all'unanime che questo non fosse un Paese che riconosceva i meriti.
Ricordo gli slogan: "meritocrazia , questa sconosciuta".
Il diritto allo studio e l'accessibilità ad esso è sacrosanto - l'unica volta in cui ho dato ragione a Letta è stata quando ha detto che voleva portare l'obbligo di studio almeno fino a 18 anni- ma non deve essere confuso con il principio che è giusto che chi è più bravo di me, meriti un riconoscimento a differenza mia. E così dovrebbe essere anche nel mondo del lavoro, ma noi sappiamo che non succede.




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