Diciotto ore di lavoro al giorno, nessuna festività, paghe da fame: Shein e lo sfruttamento della manodopera

Una reporter è entrata di nascosto nelle fabbriche in cui si producono abiti per Shein, il gigante cinese della moda low-cost, e ha raccolto testimonianze sconcertanti. Da tempo gli attivisti denunciano le modalità di produzione delle catene di abbigliamento a basso costo, ma "Shein è il fast fashion sotto steroidi"

           

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È tutto terribile. Rimane che le persone ricorrono agli acquisti online di shein, Amazon e altri per il banale motivo che i soldi sono sempre meno e risparmiare si rende sempre più necessario. Se posso comprare tre pantaloni per meno di 100 euro e in un negozio a Milano con quella cifra ne compro uno...il potere d'acquisto degli stipendi (bloccati) è sempre più basso, il costo della vita sempre più alto. Inutile fare le indagini. Purtroppo lo si sa (per altro, non che le grandi firme con negozi fisici non abbiano delocalizzato e non sfruttino le stesse dinamiche...). Ma cosa si deve fare? Come le periodiche inchieste su Eurospin : bene. Terribile. Ma se il mio stipendio è sempre fermo, la vita costa sempre di più, perché non dovrei risparmiare su detersivi e affini? Allora che si intervenga con la magistratura, si fermino le vendite. Ma riversare sull'acquirente finale la responsabilità morale è un bel modo per spostare il problema.


Caterina Aguiari si, certo, si dovrebbe fare uno studio di ogni marca ..la cosa sarebbe improponibile . Ma in ogni caso il RDC , che noi lo abbiamo o no, non influisce sulle scelte di produzione della Cina. Una cosa che potrebbe essere utile per risparmiare e per non foraggiare troppo certi mercati sarebbero i mercatini di seconda mano, ma da noi non piacciono , agli italiani. Poi andiamo all’estero e li compriamo , perché fa figo dire che abbiamo comprato all’estero in un mercatino vintage … in ogni caso si dovrebbero incentivare negozi di seconda mano così potremmo dare un altra vita a capì ancora buoni a prezzi pari ai cinesi senza dare soldi a loro


Gaetano Salemi intanto iniziamo a denunciare, capire, conoscere. Poi anche tutti gli altri potranno essere denunciati. Non avremo il potere di cambiare subito le loro condizioni, ma avremmo il potere di NON ACQUISTARE merce proveniente da estremo sfruttamento del lavoro, per lo meno di quello che possiamo sapere.
Ci sono ovviamente diversi livelli di sfruttamento del lavoro (anche qui ne esistono), ma quando si parla di 18 ore al giorno di lavoro, con un solo giorno libero al MESE, niente ferie, a poco più di 500 euro al mese, mi sembra che siamo agli estremi!
Cosa ne penseremmo se al loro posto a lavorare ci fossimo noi?


A chi chiede “ma perché ce l’hanno solo con shein?” Vorrei precisare alcune cose: prima di tutto sono anni che si parla di fast fashion in generale con documentari e reportage che mostrano le condizioni dei lavoratori (andate a cercare il crollo della struttura RANA PLAZA per esempio e tra i documentari consiglio “the true cost”), la scarsa qualità dei capi, e l’enorme inquinamento che causa, e ora si parla di shein perché se per esempio un altro brand rende disponibili e produce 100 modelli a settimana, shein ne produce 1000, con il conseguente inquinamento che ne deriva. Inoltre ci sono le prove che ruba spudoratamente le idee dei designer indipendenti che farebbero tutto a mano e in modo responsabile, che si vedono vendere a 5€ una cosa che loro venderebbero a 40. Ovviamente le persone preferiscono spendere 5€, anche se quel maglione è fatto col sangue dei lavoratori. Tutto questo perché noi pensiamo di essere Kim Kardashian e vogliamo sfoggiare ogni giorno un vestito nuovo, che in realtà dopo un mese finisce in una discarica in qualche paese del terzo mondo. Ci sono tante alternative (seconda mano, marchi responsabili) ma ancora sono considerate poco cool…


La situazione è davvero comica!
Sono più di trent'anni che si segnalano queste situazioni e che numerose associazioni cercano di promuovere il boicottaggio e il consumo critico.
Dov'erano tutti quelli che oggi si scandalizzano per shein, zara, ....?
Tutti muti perché erano i grandi marchi e le grandi firme a sfruttare!
E dov'erano tutti quando le grandi aziende occidentali hanno iniziato a delocalizzare?
Facile sparare su shein &C., fa figo, fa consapevoli.
Ho acquistato il primo libro sul consumo consapevole e sul boicottaggio commerciale negli anni '80 e se cercavo un confronto con qualcuno o controllavo l'etichetta mi ridevano dietro.
Ora tutti scandalizzati, evidentemente gli sfruttati dal fast fashion fanno più tenerezza di quelli delle grandi marche!


In Italia in qualsiasi settore dovrebbero esserci salari minimi e massimi stabiliti dallo Stato e poi controlli incrociati e costanti. Per combattere la concorrenza sleale messa in atto da alcuni Stati facendo entrare in Italia manufatti con prezzi molto più competitivi a discapito di come sappiamo che all'estero gli operai vengono più sottopagati che da noi, l'Italia dovrebbe imporre che i prezzi siano simili a manufatti prodotti nella nostra nazione a parità di qualità o quasi. Se la manodopera da noi costa troppo pur se sottopagata e altrove costa molto meno, quel prodotto non dovrebbe essere importato in Italia, in nome nella giustizia, parità, moralità, antisfruttamento, ecc, al fine che la concorrenza sleale finisce.


Il fast fashion è un problema, solo che adesso c'è la moda di puntare il dito contro Shein. Anche Zara, Nike, Primark o lo stesso Amazon adottano questa politica. La verità è che Shein ha preso piede negli ultimi anni perché la roba costa poco e con 50€ riesci a farti un guardaroba discreto, se sei una ragazza e sai scegliere determinati capi. Il problema è sempre uno: economia che non gira. Non tutti possono permettersi il maglioncino in cashmere di 300 euro, quindi pur di essere alla moda si va di Shein et similia: hai di più, ti vesti di più. La qualità costa e la gente non ha da mangiare, figurarsi spendere 300 euro di vestiti.


Le più belle frasi della Psicologia. credo sfugga sempre un punto però. Di base Shein non attira gente che non ha soldi, attira gente che non sa usarli (e non vuol essere un insulto). Mi spiego: senza voler generalizzare, le persone che ho intorno che comprano su Shein fanno ordini, sommati, da molto più di 300€ a stagione. Il punto quindi non è che quei 300€ non li hanno, è che preferiscono la quantità alla qualità (e ai diritti e all’ambiente e a quant’altro). E non sempre ovviamente comprare di lusso equivale alla sostenibilità. In tanti hanno dimostrato anzi come si può tranquillamente acquistare capi sostenibili senza spendere miliardi. Quello su cui colossi come Shein campano è il consumismo, l’acquisto compulsivo.


Maddai. È dagli anni 90 che lo sappiamo bene, benissimo!!! Ed è dagli anni 60 che i ciaina producevano cerniere per una società giappo americana di cui non faccio il nome. E perchè le cerniere?? Bè, per l' esercito, poi per l' abbigliamento. E intanto giravano il mondo a far foto e a preparare siti industriali per togliere agli occidentali produzione e manifatturiero di tutto ciò che avrebbero potuto produrre loro.
E così è successo, senza 626 o differenziata ( per dire) e senza alcuna volontà di far crescere economia e ricchezza interna (dei cinesi), ma con la ferma volontà di iniziare la conquista economica dell' occidente. E qui, noi, o meglio i nostri politico-burocrati predicano sostenibilità nel lavoro, sicurezza sul lavoro, orari degni, lavoriamo meno per lavorare tutti. E intanto abbiamo 0erso interi settori industriali e ne perderemo ancora. Non temano di salvarsi coloro che pensano di farlo. Ci sarà sempre un cinese che dorme in un capannone e ci lavora e ci mangia ( poco) e ci sarà sempre un cinese che avrà una casa e internet o che si è trasferito qui per busines che ci dirà che là va tutto bene e si stanno occidentalizzando e tutti stanno comprando la prima e la seconda casa al mare(). Si dica, però anche, che in Africa, ci sono già pronte nuove city dove porteranno gente a lavorare a bassissimo costo, con hub aeroportuali e mega zone industriali. La decrescita forzata per i più, è in atto da anni. Il liberismo sfrenato e selvaggio è tra noi che non lo vogliamo vedere. Altrochè acquisti compulsivi in internet.