I buriati nella guerra in Ucraina: né col Cremlino, né con Kiev (di F. Duradova, Memorial Italia)

Intervista al vicepresidente della fondazione Svobodnaja buriatija (Buriazia libera), Viktorija Maladaeva sull’imperialismo russo nei confronti delle minoranze e sulla nascita di un mito della propaganda russa: i “combattenti buriati di Putin” (da HuffPost Italia)

           

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per quelli del Memorial Italia la Storia dev'essere un optional... vorrei ricordare che questa guerra è iniziata nel 2014 (non certo con l'invasione russa) quando il governo centrale ucraino (compreso oggi Zelenskij) ha deciso di non riconoscere i diritti (linguistici e culturali) della minoranza russofona in Ucraina... le ultime leggi di Zelenskij contro l'uso del russo nelle scuole sono di un anno fa, ben prima quindi che cominciasse l'invasione... se il Memorial vuole avere una minima credibilità (ma sarà difficile), cominci a prendere posizione in difesa della minoranza russofona che aveva dichiarato l'indipendenza del Donbass (come aveva fatto il Kossovo, subito aiutato da UE e Nato)... se non ha il coraggio di prendere posizione per TUTTE le minoranze (anche quelle del Donbass bombardate dai nazionalisti ucraini), è inutile che finga un interesse per le popolazioni oppresse: sta solo difendendo le posizioni economiche degli USA in Europa (certo: bisogna pur campare, eh!)


Che ricostruzione ideologica da due soldi bucati. Tra un po' si rimproveverà alla Russia di tenere sotto lo stesso governo Mosca e San Pietroburgo. Però di come veniva trattata appunto la minoranza di etnia russa dopo il Colpo di Stato di Euromaidan del 2014 in Ucraina nessuno riesce a parlare. Sarà un difetto neuronale, che porta deficit neuro cognitivi a questo punto, non c è altra spiegazione.
Che poi i Sermoni sulle minoranze sponsorizzati da quelli che le popolazioni indigene le hanno proprio sterminate fino all'estinzione è fantastico.
Dall'altra parte dell'Oceano le popolazioni indigene le hanno sterminate fisicamente. Adesso però fanno i "Professori" sulla tutela delle minoranze.


Coli Luigi la vedo particolarmente poco informato... l'ucrainizzazione forzata nelle regioni russofone inizia nel 1991, subito dopo l'indipendenza, e si assiste negli anni a una veloce diminuzione della presenza delle scuole russe... e questa è una cosa inammissibile nell'UE, che difende invece i diritti delle minoranze linguistiche e culturali (con le leggi fatte anche da Zelenskij non entrerebbero mai in Europa)... ma uno stato nazionalista con venatura filonaziste è ovvio che non accetta diritti di minoranze... e non mi risulta che la Russia abbia, prima del 2022, attaccato i territori ucraini (Kiev, Kherson o altro), erano stati invece i nazionalisti ucraini a bombardare per 8 anni i civili del Donbass in una guerra che dal 2014 ha prodotto 16.000 morti, quasi essenzialmente civili, bambini o milizie popolari... dice a me: riprova con argomenti diversi? ma si vada a studiare le vicende ucraine e poi ne parliamo... la perla in assoluto è: "nessuno in Ucraina parlava di limitare l'utilizzo della lingua russa"... e invece le porcate iniziano nel 1991 e poi esplodono dopo piazza Maidan: l'Ucraina vive un gigantesco complesso di inferiorità nei confronti della lingua russa e della loro letteratura (la letteratura ucraina nessuno se la fila, neppure oggi)... si vada a studiare i loro rapporti... Gogol' nasce in Ucraina ma fugge in Russia: con chi poteva discutere a casa? in Russia aveva Pushkin, Lermontov, Karamzin... e anche parlare di "gruppi terroristici del Donbass": ma facevano attentati in Ucraina? certo che non... mi dica dove l'ha letto... il terrorismo è una cosa da Stato nazionalista, è quello che fa oggi Zelenskij ammazzando una ragazza a Mosca, facendo saltare un camion (con autista innocente) sul ponte di Crimea... tutte azioni terroristiche ucraine che però non cambiano niente sul terreno militare: le regioni annesse alla Russia rimangono tali... sono solo trafiletti per i TG americani, per tutti i soldi che hanno avuto https://comedonchisciotte...n-lingua-russa/


Per giorni e giorni il capo di Stato Maggiore e i ministri lo hanno assediato di proposte, di memoriali, di ammonimenti, di minacce. Egli si è schermito, schermito fino all'ultimo resto della sua forza. Ora sono ricorsi a mezzi equivoci, hanno colorito rapporti, deformato notizie in modo che al monarca non può rimanere altra via che quella di firmare. Egli si schermisce ancora. Infine giunge la goccia sicura che deve far traboccare il vaso, un messaggio: i nemici hanno aperto le ostilità...
Il vegliardo afferra la penna. Fissa la magnifica carta di lusso della dichiarazione di guerra, redatta in lingua francese. Poi lascia di nuovo cadere la penna, sogna per qualche tempo, mentre il suo sguardo vuoto erra fuori della finestra. Infine volge la testa all'aiutante di campo, che gli sta vicino ed è un vecchio curvo come lui, sebbene molto molto più giovane:
«Tutti costoro non sanno che cos'è la guerra... Io lo so... Da Solferino... »
Il vecchio generale tace. Il suo signore non gli ha chiesto di esprimere la propria opinione. Ma lui aspetta, aspetta a lungo, come se andasse a una risposta, a un'ultima salvezza. Nulla! Allora egli si accomoda gli occhiali cerchiati di corno, prende la penna, e in una scrittura lieve, quasi elegante, la sua firma danza sotto un testo che costerà la vita a molti uomini.
Firmare, con un lieve slancio mettere sulla carta il proprio nome, fu una funzione essenziale del suo servizio per sette decenni. Ora la terribile opera anche di questa firma è compiuta: egli solo sa che essa è una sentenza di morte per il suo paese. Allora si alza e pronuncia le seguenti parole, testificate:
«Se dobbiamo andare alla rovina, sia almeno con decoro...»




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