Il laureato aspirante netturbino: "Ho 37 anni, sto con mia madre e non ho mai avuto un lavoro"

Tullio Tocco, palermitano e aspirante operatore ecologico: "È un lavoro dignitoso, in regola e soprattutto a tempo indeterminato"

           

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Esempio tipico di quando la stampa vuole raggiungere lo scopo di fare credere a dei ragazzi laureati che fare gli spazzini è la cosa più bella del mondo.
Se ci fossero più giornalisti indipendenti , la parola d'ordine sarebbe schifo.
Non mi pare che i giornalisti di questo o quel giornale abbiano lasciato il lavoro per andare a fare gli spazzini, sempre che venga superato l'esame .
Io credo che il dovere dell'informazione sia quello di mettere a nudo il poco valore delle istituzioni e in particolare di chi gestisce le scuole superiori e universitarie, e invece vanno a gasare degli sprovveduti che speranzosi di uscire dalla cacca si sono presi un titolo di studio, che poi li ha portati diritti proprio lì.
Questa informazione che non ha speso una parola riguardo ai 350 giovani medici cubani , appena laureati , arrivati in Italia al servizio della sanità calabrese, medici che avremmo dovuto avere in Italia, ma le università italiane, secondo me sono troppo attente a curare i loro orticelli fregandosene altamente dei giovani italiani, e l'informazione tace, preferisce esaltare cn caratteri cubitali il signore o la signora che pur di lavorare percorrono 600, 700 km al giorno , esattamente il contrario di ciò che dovrebbero fare, .
Ovviamente essendo per la maggiore , l'informazione italiana, schiava del finanziamento pubblico , secondo me risulta assai difficile mettersi contro,
Se poi vediamo le statistiche della vendita dell'informazione, sembrerebbe da decenni in passivo , secondo me non ci dobbiamo aspettare niente di buono per il futuro.


Chiaro che situazioni come queste rappresentano un fallimento per la scuola e la società.
Nel dopoguerra avevamo costruito un mondo con un ascensore sociale meraviglioso: la scuola.
La scuola era finalmente a libero accesso per tutti e apriva a tutti le porte per i “livelli sociali” più alti. Il presupposto era quella che oggi si chiama “meritocrazia” : la scuola seleziona i più meritevoli e li forma per i ruoli più adatti, a vantaggio dei singoli (che si collocano socialmente più in alto) e della società (che ottiene le coperture migliori per i ruoli socialmente più delicati).
Il concetto di base su cui tutto si reggeva era semplice: il “dovere”: il dovere dei giovani di studiare e migliorarsi, il dovere delle famiglie di educarli e sostenerli, il dovere degli insegnanti a dare il meglio di se’, il dovere delle istituzioni e della politica ad investire in buone scuole, buoni insegnanti, buoni programmi, rispetto delle regole.
La cosa ha funzionato abbastanza e per un po’ di anni, poi ce la siamo bruciata da soli, incapaci di rinunciare alle scorciatoie del privilegio e della raccomandazione, sminuendo sempre più il ruolo della scuola, appiattendo e le valutazioni di merito con il “6 politico”, spostando sempre più avanti i filtri del numero chiuso (chi non ha la testa per studiare non può arrivare alle soglie dell’università prima di scontrarsi con il proprio limite: deve essere fermato prima) promuovendo generazioni di ignoranti spinti da orde di genitori incapaci di accettare i giudizi degli insegnanti, assumendo insegnanti non all’altezza del delicato ruolo per poi umiliare in ogni modo l’intera classe docente (con stipendi vergognosi, con modalità concorsuali ancora più vergognose, con strutture scolastiche insufficienti e spesso nemmeno decorose ecc).
Il tesoro lo avevamo, lo avevano costruito un po’ tutti: figli volenterosi, genitori umili e laboriosi, insegnanti capaci, politici lungimiranti. Per distruggerlo ci siamo messi insieme tutti, facendo emergere il nostro peggio: i figli più pigri, genitori vanesi, insegnanti incapaci, politici poco lungimiranti.
La chiave è stata quella di far prevalere i diritti sui doveri, fino a staccare le due cose, e ad abusare dei diritti, trasformandoli.
Il diritto allo studio è così stato trasformato in diritto alla laurea…ma poi -come in questa storia- la laurea ha perso il proprio ruolo e diventa inutile per acquisire un lavoro (e il relativo ruolo sociale) adeguato.
Il passo successivo è l’ennesima aberrazione già in atto: il diritto al lavoro trasformato in diritto ad un reddito, quale che sia.


La cosa grave non è che ha una laurea e aspira a fare questo lavoro ( e non capisco neanche il bisogno di sottolineare di che lavoro si tratti, come se fosse un lavoro denigrante) ma che a 37 anni non abbia esperienza lavorativa. Questo succede perché siamo in un paese dove tutto cercano personale già con esperienza o ti offrono un tirocinio a 400 euro. Molte volte con quei 400 euro non ci puoi campare, ma in questo caso visto che vive con mamma ci avrebbe vissuto tranquillamente. Altra possibilità era il sevizio civile,altro schiavismo ma fai un anno di esperienza anche mentre studi. Insomma diciamo che il culo sul divano piace di più e questo fa riflettere tanto, perché si pensa sempre a quello che percepiscono il RDC che non hanno voglia di fare niente ma evidentemente non sono soli ( e no non prendo RDC ). Si passa sempre per questi casi estremi, prima la bidella che fa ogni giorno tot ore di treno per lavorare ,ora questo. Insomma come se invece noi persone normali che si fanno il culo ogni giorno lavorando, studiando e cercando di creare una carriera degna anche facendo sacrifici siamo solo degli scemi perché non siamo un caso estremo o perché a 20 anni non abbiamo la nostra azienda che fattura milioni. Questi articoli sono tossici e descrivono casi limite anche assurdi


Mary Padula
Non dimenticare che la corruzione in Italia esiste a tutti i livelli, e tutti curano il proprio orticello, non dimenticare che le istituzioni proteggono i corrotti e questo immancabilmente porta a falsare ogni cosa . Per farti un esempio da è da 60 anni che i poveri sono ricchi e i ricchi sono poveri , le dichiarazioni dei redditi mostrano che i più ricchi in Italia sono i lavoratori dipendenti e questo, le istituzioni lo sanno benissimo , ma preferiscono tenere lo status Quo , in questo modo a pagare saranno sempre i poveri.
Non aspettarti iniziative che mettano mano massicciamente ai beni culturali , per i politici sarebbero solo spese e del futuro rientro economico non gli importa perché loro sono lì nel presente. Comportamento che ha portato l'Italia nei decenni a cadere sempre più in basso.
Ti pare normale che la regione Calabria abbia fatto un contratto con cuba per mandare 320 giovani medici, peraltro già arrivati, mentre in Italia le università fanno la guerra agli aspiranti medici , che in Italia mancano un numero enorme di infermieri e vengono reclutati da paesi extracomunitari spesso con corsi di qualche mese .
Esempi della inefficienza ne potremmo fare all'infinito, inefficienze, secondo me sempre volute per intrigo di palazzo .


Giovanni Ascione il problema è che la politica ( più che altro le forme di gestione burocratiche a forma piramidale che partono dalle cariche più in alto, fino a giungere alla base della piramide stessa) condiziona in maniera fin troppo invasiva anche i settori produttivi costituiti dal sistema di aziende private che compongono tutto il "manifatturiero e servizi" che costituiscono l'economia di base delle regioni... quindi ci si ritrova spesso, anche all'interno di esse ( aziende private) , dei componenti che per "grazia ricevuta" vanno ad infoltire le fila di quel sistema "clientelare" di incapaci ( salvo qualche eccezione) che parassita si colloca a succhiare la mammella della parte produttiva più nobile, rallentando il tutto, anche i fatturati, e indebolendo il lavoro e la qualità del prodotto finale ( che sia un servizio oppure un manufatto), arrecando un danno di notevole dimensione a tutto il sistema nazionale... l'Italia non credo possa più permettersi di farsi carico di questo Cancro chiamato "clientelismo", forse un tempo, in periodi di "vacche grasse", si poteva anche sopportare, ma oggigiorno questo sistema marcio, non fa altro che mettere in risalto le debolezze della nostra economia, che così facendo ha bisogno di più energie ( che si rivelano in costo del lavoro, tasse, ed inefficienza produttiva) per produrre ciò che in altri Paesi fanno, spendendo molto meno.


Felice Marsico perdonami non so se hai figli che studiano ma l'università è ormai in investimento per le famiglie perché le tasse costano,le stesse tasse che permettono a te di avere una pensione domani.nom sono pezzi di carta, ma un valore aggiunto in termini di conoscenze specifiche,non credo che un medico possa operare senza aver imparato all'università o un avvocato difendere senza avere cognizione della materia. Mi sembra normale che in giovane che si affaccia alla università abbia ambizioni ,altrimenti vuol dire che a 19 anni è già in perdente
E per mentalità come le tue ,che stiamo messi male....chi considera la laurea in pezzo di carta è un frustrato. O non ha fatto l'università e ha bisogno di giustificarsi .


Tutto questo succede nella nostra bella "nazione", non che non succedesse anche prima, nel nostro paese Italia. Ma ora sta cambiando tutto... sempre in peggio, nonostante ogni vanto politico. Tra le prime dieci parole di ogni discorso di chi detiene il potere, arriva la più amata dagli italiani: nazione, cioè noi, le persone che studiando tanto riescono ad avere un lavoro a 37 anni da netturbino, ma con la laurea conseguita non certo senza sacrifici propri e delle famiglie. Ma l'Italia per qualcuno è sempre la nazione più bella del pianeta. Pensate se non fosse una nazione, ma un semplice paese del mediterraneo!


Fabio Di Condivido la sua analisi, il clientelismo è un cancro nazionale. Se, nonostante tutto, si va avanti, è per merito dei tanti che mettono impegno, competenza e volontà senza adeguati riconoscimenti e coprono in qualche modo anche il lavoro dei parassiti. Una roba che, tuttavia, non può reggere a lungo e che, come ha giustamente detto, crea una debolezza strutturale nella nostra economia, di cui la politica pare continui a fregarsene. Emblematica l'introduzione della parola merito nel nome di un ministero mentre poi fare ministro di un asset importante come l'agricoltura, uno stretto congiunto. Non so, di questo passo, dove si andrà a finire


Veronica Belli determinati diplomi tecnici non sono ancora ben capiti, mi sa. In più la pratica durante il periodo in cui si fanno le superiori rende più dinamici, flessibili e anche più aperti di mente. Il fare un qualcosa che non sia solo nozione. Di base penso che l'unico diploma liceale che abbia un senso sia il classico perché apre di più la mente ad un pensiero critico, per il resto ci vorrebbe una scuola superiore molto molto pratica che ti insegna a ragionare bene sulle questioni pratiche, a leggere un bilancio aziendale, a studiare geopolitica, così da capire i fenomeni attuali e agire di conseguenza etc. Ma sia mai far lavorare i 14 enni durante la scuola e cacciarli di casa a 18 come in Danimarca.


10ºGianluca Bonifazi si vede che tu non sei cresciuto in tempi dove pur di mangiare si faceva di tutto,dove si facevano i sacrifici e ci si accontentava ,e non si aveva la puzza sotto il naso ,qualsiasi lavoro andava bene pur di portare a casa la pagnotta,molti noi hanno la casa grazie a nostri genitori che si sono sacrificati,x darci un futuro migliore e farci studiare,il reddito deve essere dato a chi un lavoro non lo riesce a trovare xchè ormai a una certa età non lo trova ,o per motivi veri di salute e non a chi non vuole lavorare la domenica ,o fare la notte ,i xchè è troppo ci lontano ,ma chi vuole lavorare e andare avanti senza doversi fare mantenere ,invece no,vogliono il lavoro sotto casa,super pagato già da subito senza esperienza e niente.....