Aurora Ramazzotti ha partorito: è nato il piccolo Cesare

Aurora e il compagno Goffredo diventano mamma e papà

           

https://www.facebook.com/Repubblica/posts/10163018160041151

Michela Angelini che c'entra scusa? Lo sappiamo tutti quanto soffrono le donne durante il parto, ma addirittura dire che è "il figlio di tutti noi" , mi sembra Na frase astrusa, questo succede grazie al pompaggio dei media che non fanno altro che alimentare sta roba. A noi che ce frega se partorisce? Sono cose PRIVATE. Come a nessuno fregherebbe se mia moglie o la mia compagna dovesse partorire ma è normale e non capisco perché l'essere umano non possa imparare a farsi i caxxi propri. Poi quando veramente si dovrebbe interessare delle cose importanti non si interessa o gliene po frega di meno. Daje su!


Il legno in pellet è un combustibile ricavato dal legno vergine, talvolta partendo da scarti di lavorazione (quali piallatura, segatura, schegge, ritagli) altre volte dal tronco intero.
Può essere definito come "biocombustibile addensato, generalmente in forma cilindrica, di lunghezza casuale tipicamente tra 5 mm e 30 mm, e con estremità interrotte, prodotto da biomassa polverizzata con o senza additivi di pressatura".
La norma UNI EN 17225-2 determina le specifiche e la classificazione del pellet di legno per uso industriale e non, si riferisce solo al pellet di legno ottenuto da bosco, piantagione e altro legno vergine, prodotti e residui dell’industria di lavorazione del legno e legno da recupero.
Non è incluso il legno derivante da demolizioni di edifici o di impianti di ingegneria civile, né quello trattato termicamente mediante il sistema di torrefazione.


EMORROIDI. LE CAUSE, I SINTOMI E COME CURARE LE EMORROIDI SENZA RICOVERO (*)
Quello delle emorroidi è un problema più frequente di quanto si possa pensare. Ad esserne colpito, infatti, è il 10% della popolazione mondiale adulta, laddove l'incidenza è maggiore tra chi ha superato i 50 anni di età e vive in una delle aree più sviluppate del pianeta. Sono in molti dunque a soffrirne, ma non tutti sono disposti a parlarne con il proprio medico, vuoi per paura o per la semplice vergogna di sottoporsi ad una visita. Eppure si tratta di un disturbo fastidioso quanto facile da curare e prevenire, ricorrendo a sistemi semplici ed indolori.

L'imbarazzo, in realtà, non riguarda solo il sottoporsi a una visita specialistica. Le emorroidi sono un disturbo che può interferire in maniera anche pesante sulla vita sociale di un individuo, proprio a causa della paura di parlarne. Sono moltissime le persone che tengono nascoste le emorroidi persino ai parenti o al partner. Si è così costretti a limitare attività e passatempi a causa del dolore. Rinunciare a stare bene e a una vita sessuale soddisfacente (sia per il diretto interessato che per il compagno), è sbagliato e può a lungo andare mettere in crisi l'equilibrio del rapporto.

Questo aspetto è molto importante da far conoscere, proprio per sensibilizzare le persone che ancora convivono con le emorroidi infiammate, e spingerle a rivolgersi al più presto al proprio medico o a uno specialista.

La prevenzione è sicuramente l'arma più potente a nostra disposizione, ma da sola può non bastare. Mantenere uno stile di vita sano e un'alimentazione corretta sono importanti sia per scongiurare, o almeno ritardare, l'insorgere del problema, sia per combatterlo una volta che si sia presentato. Ma cosa fare quando il fastidio aumenta?

In questo caso, il medico specialista, ovvero il proctologo, saprà indirizzare il paziente verso la migliore terapia possibile che oggi, ripetiamo, prevede tecniche di intervento innovative estremamente efficaci. Guarire dalle emorroidi senza dolore è possibile, ed è un diritto di tutti.

Di contro, il dolore è proprio la caratteristica predominante delle emorroidi che, se trascurate, interferiscono con le comuni attività della giornata causando senso di fastidio ed irritabilità. La definizione del termine emorroidi è molto semplice. Si tratta, infatti, di dilatazioni dei plessi venosi situati in corrispondenza dei tessuti dell'ultimo tratto del retto e dell'ano. Questi piccoli cuscinetti pieni di vasi sanguigni svolgono un ruolo importante nel ricambio di sangue a livello dell'ano e, in determinate situazioni, possono ingrossarsi causando dolore.

Le emorroidi, che sono definite anche vene varicose dell'estremità viscerale perché simili alle dilatazioni dei vasi sanguigni che si osservano nella gamba, possono essere interne o esterne, a seconda del punto interessato. Le emorroidi interne non fuoriescono dall'orifizio anale e si collocano al di sopra degli sfinteri che regolano l'apertura del retto, nella membrana mucosa sottostante. Ciò le rende visibili dall'esterno solo durante i movimenti intestinali che ne determinano la protrusione o attraverso l'esercizio di una forte pressione. Le emorroidi esterne invece sono generalmente visibili dall'esterno, in quanto collocate nel tessuto sottocutaneo degli sfinteri. Di colore rossastro, che può virare al blu, si presentano normalmente morbide al tatto, ma diventano dure in caso di coagulo.

localizzazione delle emorroidi



CAUSE DELLE EMORROIDI


PACCHERI RIPIENI CON SALSICCIA E FUNGHI

INGREDIENTI

Paccheri 400 g
Funghi champignon 450 g
Salsiccia 300 g
Ricotta vaccina 400 g
Parmigiano Reggiano DOP (da grattugiare) 150 g
Porri 1
Aglio 1 spicchio
Vino bianco 50 g
Olio extravergine d'oliva 4 cucchiai
Triplo concentrato di pomodoro 1 cucchiaio
Timo 3 rametti
Sale fino q.b. Pepe nero q.b.
PER LA BESCIAMELLA
Latte intero 200 g
Burro 20 g
Farina 00 15 g
Noce moscata 1 pizzico
Sale fino q.b.
PER SPOLVERIZZARE
Parmigiano Reggiano DOP da grattugiare q.b.

Preparazione: 40 min
Cottura: 60 min
Dosi per: 6 persone

Per realizzare i paccheri ripieni con salsiccia e funghi lavate, spuntate e tagliate il porro a rondelle.
Quindi pulite i funghi ed eliminate eventuali residui di terra con un panno leggermente inumidito seguendo le indicazioni che trovate nella nostra scheda "come pulire i funghi", tagliateli a piccoli cubetti.
In un tegame capiente versate l'olio di oliva e l'aglio intero, unite anche il porro a rondelle e lasciate appassire a fuoco dolce per almeno 10 minuti.
Intanto eliminate il budello dalla salsiccia, sgranatela e, quando il porro risulterà morbido, versatela nel tegame. Lasciatela rosolare a fuoco dolce rigirandola spesso, poi sfumate con il vino bianco .
Lasciate evaporare pochi istanti, dopodichè unite il concentrato di pomodoro e i funghi.
Fate cuocere a fuoco vivace per 10 minuti, poi salate, pepate ed eliminate lo spicchio di aglio.
Prima di spegnere il fuoco, assicuratevi che il composto nel tegame sia asciutto, quindi salate, pepate e profumate con il timo sfogliato e lasciate intiepidire il tutto.
Preparate una BESCIAMELLA piuttosto fluida sciogliendo in un tegame il burro, unendo poi la farina
e mescolando fino a ottenere un composto color nocciola al quale unirete il latte caldo.
Mescolate per bene fino a che la besciamella non comincerà a sobbollire, poi unite sale e noce moscata in polvere.
Quando la besciamella comincerà ad addensare lievemente spegnete il fuoco. Ponete sul fuoco una pentola colma di acqua salata e portate al bollore, servirà per la cottura dei paccheri.
Nel frattempo versate la ricotta in una ciotola, aggiungete 80 g di parmigiano e il composto di porri, salsiccia e funghi ormai tiepido, mescolate e aggiustate eventualmente di sale se necessario.
Mettete il composto ottenuto in un sac-à-poche senza bocchetta. Lessate i paccheri in abbondante acqua salata scolandoli a metà cottura, poi ungeteli lievemente con dell’olio per non farli attaccare tra di loro (state molto attenti a non romperli).
Disponete metà della besciamella sul fondo di una pirofila circolare (o una teglia) del diametro di 22 cm alla base e posizionate i paccheri uno accanto all’altro in cerchi concentrici partendo dal perimetro esterno della pirofila, arrivando così a riempirla. Farcite i paccheri con il condimento di funghi e salsiccia che avete trasferito nel sac-à-poche, cospargete con il restante parmigiano, quindi aggiungete il resto della besciamella e qualche fogliolina di timo.
Cuocete i paccheri ripieni in forno già caldo a 180° per circa 25minuti + 5 minuti di grill per dorare la superficie. Sfornate i paccheri ripieni con salsiccia e funghi, lasciateli riposare e compattare per 5-10 minuti e poi serviteli in tavola


‘A PASTA CHI SARDI
Una sinfonia di sapori mediterranei racchiusi in un’unica pietanza. Nella pasta con le sarde, storico piatto della gastronomia siciliana – diventato anche uno dei più rappresentativi della cucina italiana e mediterranea – si incontrano il pesce azzurro, disponibile in abbondanza nelle acque che bagnano l’isola, il finocchietto selvatico di montagna, già utilizzato in epoca romana, e ingredienti tipici della cucina araba come zafferano, pinoli e uva sultanina, importati sulle coste della Sicilia a partire dalle invasioni del IX secolo dopo Cristo.

Bucatini con le sardeIl risultato della contaminazione tra culture così diverse è un primo dalle caratteristiche inconfondibili, che unisce al gusto corposo del pesce il profumo fresco e aromatico delle foglie di finocchietto – ricche di oli essenziali e impiegate anche in altri capolavori della cucina italiana come la porchetta di Ariccia e l’arista di maiale al forno. Completano l’opera lo zafferano, per una nota speziata e avvolgente, il pangrattato tostato, che dà un piacevole tocco croccante, i pinoli e la “passolina” – una varietà di uvetta piccola e leggermente acidula, diffusa in particolare nell’isola di Lipari –, molto utilizzati nella cucina siciliana, ad esempio nel sughetto del celebre “pescestocco” (baccalà) alla messinese o nel ripieno degli involtini di manzo, insieme al caciocavallo ragusano. Da non dimenticare, infine, che la pasta con le sarde va preparata rigorosamente con i bucatini – e non con gli spaghetti, troppo sottili –, che conferiscono al piatto il giusto “spessore”.

Questa prelibatezza, che fa parte anche dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) siciliani riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, può essere cucinata e gustata soltanto da marzo a settembre, quando nei mercati del pesce siciliani sono disponibili le sarde fresche, che diventano così protagoniste di pietanze succulente come le sarde a beccafico, tipiche di Palermo, private della lisca, farcite con pangrattato, uva passa, pinoli, un trito d’aglio e prezzemolo e cotte in forno, gli involtini con pinoli e pecorino o la “tortiera” con le patate.



Le origini
La storia della pasta con le sarde è avvolta dalla leggenda: si racconta, infatti, che durante la conquista araba della Sicilia giunse sulle coste dell’isola un generale di nome Eufemio – non sappiamo se si trattasse del capo della flotta bizantina Eufemio da Messina, vissuto tra l’800 e l’828 d.C.; per sfamare le truppe in condizioni di grande precarietà, il cuoco arrivato al seguito dell’esercito realizzò un piatto con i prodotti tipici del luogo, vale a dire le sarde e il finocchietto, e altri ingredienti che aveva portato con sé dalla patria, ovvero zafferano, pinoli e uva passa.

Al di là del racconto leggendario, già romani e greci avevano l’abitudine di aromatizzare il pesce con il finocchietto selvatico; l’uso della pasta in Sicilia, poi, nel XII secolo era già consolidato: nel 1154, infatti, Al-Idrisi, viaggiatore berbero e geografo di Ruggero II, nel volume Il diletto per chi desidera girare il mondo o Libro di Ruggero scriveva che a Trabia, un paese nei pressi di Palermo ricco di mulini, veniva fabbricata l’itrya, una pasta dalla forma “filamentosa” che veniva esportata in tutto il Mediterraneo.



Le varianti col pomodoro, a mare e alla milanisa
La paternità della “Pasta chi sardi” originale – con il pesce fresco – è da attribuire ai pescatori di Trappeto, un piccolo borgo del palermitano affacciato sul Golfo di Castellammare; a Montallegro e negli altri comuni dell’agrigentino, troviamo invece una versione con la salsa di pomodoro, mentre nelle Madonie, la pasta con le sarde è detta “a mare” e non ha le sarde – trattandosi di una zona montuosa, qui il pesce appena pescato è sostituito dalle acciughe sotto sale.

Una curiosità: i siciliani emigrati nel nord Italia in cerca di fortuna non rinunciarono al loro piatto preferito, ma inventarono una variante con le sarde salate al posto di quelle fresche, chiamandola appunto “alla milanisa”.



La ricetta
Ingredienti per 4 persone
400 gr di bucatini
800 gr di sarde
500 gr di finocchietto selvatico
Una bustina di zafferano
Una cipolla
2 cucchiai di pinoli
2 cucchiai di uvetta
3 acciughe salate
50 gr di pangrattato
Olio extravergine d’oliva
Vino bianco
Sale e pepe q.b.

Procedimento
Pulite le sarde, apritele a libretto e privatele della lisca, lavatele accuratamente e spezzettatele. Lavate il finocchietto, privatelo dei gambi più duri e lessatelo in abbondante acqua salata, poi fatelo sgocciolare e tritatelo finemente. Tenete da parte l’acqua di cottura.
In un tegame fate soffriggere la cipolla tagliata sottilmente con l’olio, unite le acciughe e fatele sciogliere nel condimento, poi i pinoli, l’uvetta, il finocchietto e le sarde. Unite un po’ di vino bianco e lasciatelo sfumare, poi due mestoli di acqua di cottura in cui avrete sciolto lo zafferano. Lasciate cuocere per una quarantina di minuti, aggiungendo se necessario altra acqua di cottura, infine salate e pepate.
Nell’acqua del finocchietto fate cuocere la pasta; scolatela al dente e fatela saltare nel condimento. Completate il piatto con il pangrattato precedentemente tostato in padella con un filo d’olio