“Open to meraviglia”, quando un’agenzia di comunicazione dice che siamo noi a non aver capito (di R. Esposito)

Troppo facile, o troppo furbo, far passare che non abbiamo capito noi. HuffPost Italia

           

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Trovo questa “campagna” veramente di cattivo gusto, sebbene la si voglia far passare per uno spunto di dibattito per coprirne le evidenti falle sotto molteplici punti di vista.

Oltre alla bassa qualità, anche la ricerca di di un tema accattivante è stata fatta per così dire al risparmio, visto che altro non è che riciclare idee altrui, in malo modo tra l’altro.

Sono state investite cifre molto importanti, che hanno prodotto roba imbarazzante.

Come si dice dalle mie parti “pulcinella scambiava i fischi per applausi”.

Senza neppure tener conto della banalizzazione estrema dell’unico vero patrimonio che questo paese oggi ha da offrire ai turisti, ovvero l’arte (cibo a parte, ma un paese dovrebbe aspirare a ben più alti traguardi dell’essere considerato un enorme fast food).

Si è tentato goffamente di portare l’arte da una dimensione ultraterrena ad una maggiormente fruibile, cercando di adattarla ai tempi moderni.

La differenza è che all’estero sanno, a differenza di tanti autoctoni, apprezzare l’arte per quello che è, senza bisogno di sputtanarla come merce da discount.

Sono sempre stati affascinati dai nostri tesori, a prescindere da queste porcherie pseudo-avanguardistiche che si vuole spacciare come “campagna di incentivazione al turismo”.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e il dibattito si è creato solo e soltanto perché si è persa l’ennesima occasione per fare qualcosa di buono con risorse economiche importanti che avremmo potuto investire sul territorio per migliorare i collegamenti, le audio guide, i siti stessi con punti di ristoro, servizi e materiale informativo realmente utile a comprendere cosa sia stata l’arte in Italia.

Ci sono siti artistici in cui il personale non riesce a dire una parola in inglese, in cui le istruzioni e le indicazioni sono scritte in maniera oscena.

Per incentivare il turismo bisogna offrire un prodotto che sia non solo bello per quello che è, ma anche per come è confezionato.

Ci sono paesi che rispetto all’Italia hanno decisamente meno da offrire artisticamente parlando, eppure riescono a valorizzarlo con piccole cose che rendono il tutto interessante e stimolante per chi vi si approccia.

Bah…


Credo che non ci voglia un titolo di studio superiore per capire che stanno provando a salvarsi con il classico concetto del "purché se ne parli". Trattasi di una campagna di e per quello se n'è parlato moltissimo. Che poi I turisti arrivino a frotte grazie alla campagna sarà eventualmente tutto da dimostrare, al netto - comunque - che l'Italia è sempre stata, è e sempre sarà preda dei turisti. Il gioco non è tanto attrarli, quanto far trovare a quelli che arrivano un concetto di turismo moderno, con strumenti moderni e proposte moderne. Che stanno altrove rispetto alla Venere influencer.


Trovo Armando Testa di un'arroganza infinita! Lo scopo della campagna non è far parlare della campagna, bensì attirare turisti. Quindi vedremo quanti turisti in più avremo nel nostro paese grazie a questa Meraviglia di campagna! Potremmo poi parlare del target di turisti che una campagna così potrà attirare. Potevamo attirare quelli interessati alla cultura, alle opere d'arte infinite che ci sono nel nostro paese. Invece ci siamo rivolti al solito popolo, quello che poi arriva e si butta nella fontana di Trevi. Ma vabbeh, tanto basta che paghino. Mica possiamo possiamo avere la puzza sotto il naso!
Comunque dire che era da 500 anni che non si parlava della Venere del Botticelli ... non l'avrebbero scelta come icona se nessuno ne parlasse o se, peggio ancora, nessuno la conoscesse!


Simone Arrigoni qui non si tratta del bando in sè (ripeto saranno stati bravissimi a accaparrarsi l'aggiudicazione), qui si tratta di come lavorare e portare a termine il prodotto una volta vinto il bando. Aziende che hanno sulle spalle un'esperienza di 70 anni non possono bucare in questo modo un progetto a meno che non abbiano affidato all'esterno a qualche scappato di casa il lavoro pagandolo a ciambelle e pacche sulle spalle, oppure hanno lavorando loro stessi male, tanto ormai il lavoro è stato acquisito. Tutto sommato il loro nome ha girato anche tra la gente comune che non li conosceva e un risultato lo hanno certamente ottenuto


Franco Bernardis tutto quello che sostiene in questo lungo commento molto tecnico che dimostra la sua appartenenza al variegato mondo pubblicitario sicuramente avrà un fondamento, io non so valutarlo perché non ho la giusta competenza in materia quindi la mia capacità di giudizio si basa sulle considerazioni che può fare un individuo a cui il materiale pubblicitario viene proposto (che poi ad occhio sia una importante valutazione che un pubblicitario esperto testa...la cosiddetta reazione, l'impatto che il prodotto pubblicitario ha sui consumatori) detta in breve ed in parole povere non l'ho criticata perché proposta dalla Santanche' che comunque non apprezzo come Ministro ma perché non è poi così accattivante...


Michele Buonocore Che tu sia figlio di...non significa proprio nulla. Fai o facevi un'altra professione. A ognuno il suo. La pubblicità internazionale non é il tuo campo.
L'Armando Testa è un gruppo pubblicitario italiano con sedi a Torino, Milano, Bologna, Los Angeles e nei principali mercati europei. Comprende sei società: Armando Testa S.p.A., Media Italia, In Testa, Little Bull, Max Information e Marco Testa Los Angeles, che insieme formano un sistema di comunicazione integrato.
Insomma, dei dilettanti allo sbaraglio, vero ?
***
Quando vuoi salire in cattedra usando la farina di terzi, preoccupati almeno di trascrivere per bene il nome. La signora terminologa NON si chiama Corbolani come da te erroneamente riportato, ma CORBOLANTE.
Avrai fatto anche il traduttore, ma non sai copiare.
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Le analisi della signora Corbolante fanno parte di un suo pensiero e/o di previsioni. Chi ci dice che abbia ragione lei o quelli della Armando Testa. Chi vivrà vedrà.
Buona vita.


Drago Italo Ebbene sì, lo confesso: ho avvertito qualche venatura destrorsa nella sua uscita.

Ma qui Freud non c'entra: ho solo notato che i difensori di questa campagna appartengono tutti a quella sponda, forse perché temono un attacco politico alla Santanchè.

Da parte mia, che mi creda o no, ho portato critiche sul piano della correttezza ed efficacia del messaggio, che non vuol dire 'a me non piace' ma 'è dannosa per l'immagine del brand Italia' alla quale teniamo ovviamente tutti e che è strumento di lavoro per molti, a partire dagli operatori turistici.

Un giudizio che contiene stupore e dispiacere, perché l'Armando Testa è una grande agenzia ed è triste vedere che per soldi (tanti) ha eseguito un lavoro in un modo professionalmente scadente, quasi fosse una 'bottega creativa' appena nata.
E lo dico proprio avendo lavorato a lungo in un'altra grande agenzia pubblicitaria italiana.

Se poi lei vuole spostare a tutti i costi il discorso sulla Santanchè e sul suo mondo 'culturale' di riferimento (ammetto la mia allusione al Billionaire), allora dico che la signora non ha la benché minima competenza in materia di comunicazione. Ha fatto altro, nella vita, e adesso occupa un ruolo che non le spetta per competenza. Credo che il governo avrebbe potuto scegliere meglio, all' interno dei suoi preferiti. Ad esempio, pescando tra chi ha bazzicato questo settore professionale.

Ma la Santanchè non è la prima e non sarà l'ultima persona a dirigere qualcosa di cui non sa niente. La storia dei nostri ministri, destra o sinistra non conta, è piena di esempi.

E il fatto che sia fascista, caratteristica che - non si offenda - personalmente disprezzo, non mi sposta niente: che mi creda o no, una così mi farebbe cag*** in qualunque partito me la mettesse. Idem per il suo amichetto Briatore.

Detto questo, però, replichi pure con le sue valutazioni sulla campagna, perché è di quello che mi interessa parlare.
Se invece intende insistere sul tema politico, con i sinistroidi, le zecche rosse, le risorse, i migranti e tutto il resto, non sprechi energie. O, quantomeno, non si attenda risposte.

Gli slogan elettorali, ormai, sono scaduti da mesi e, ripeto, non c'entrano niente con questa sottospecie di campagna pubblicitaria ...


Quando una grande agenzia di advertising definisce come successo l'aver sollevato tantissime reazioni, non importa di che segno, mostra una superficialità imbarazzante.
O, se preferite, fa capire di essere ferma all 'anche male, purché se ne parli' di antica (e superata) memoria.

Oggi, tanti professionisti della comunicazione, magari meno famosi ma più evoluti, sanno quanto conti l'immagine percepita di un brand, i suoi attributi riconosciuti, i valori che gli vengono associati. E quanto sia importante, quindi, che una campagna di marca lavori su questo.

Tanto più quando si parla dell'Italia, per gli italiani e per gli stranieri.

Tanto più quando si pensi all'importanza del brand per chi, professionalmente, lo utilizza come argomentazione determinante per generare preferenza rispetto alla concorrenza diretta.

Svilire la Venere di Botticelli ad una influencer dal volto banale e con le treccine tricolore e inquinare la nostra stessa lingua mettendo su un insipido claim bilingue (nelle agenzie dove ho lavorato, già questo avrebbe messo a rischio il posto di lavoro del copywriter), vuol dire avere dell'Italia la percezione condivisa da qualche miliardario che, stravaccato su una dormeuse in un club per soli ricchissimi, sbevazza cocktail farfugliando parole oscene in inglese alla sciacquetta di turno.

No, non può essere un creativo dell'Armando Testa ad aver ideato questa campagna.
Mi sembra assai più verosimile tutt'altra ipotesi ...


L’Agenzia Armando Testa parla di “dibattito culturale”.

Peccato che questo scrivono i media all’estero…

The Telegraph (Regno Unito) -
An Italian government minister mocked his own tourist board over a nonsensical “Ital-english” slogan used in a new campaign fronted by Botticelli’s Venus as a selfie-taking influencer....

TIME (Stati Uniti) - A campaign ad—which aims to boost international tourism in Italy—features idyllic stock footage that isn’t even in Italy. One scene shows people drinking Slovenian wine on a patio in the village of Gorjansko, in neighboring Slovenia’s Komen municipality.

ABC (Australia) - Italy's tourism ministry is facing ridicule over an official video to attract tourists to Italy that uses footage of people in Slovenia drinking Slovenian wine.

Abito Poti (India) - Italy’s “Open to Meraviglia” campaign ridiculed for reimagining Botticelli’s Venus as a virtual influencer

REUTERS (Germania) - The most controversial footage shows a group of young people smiling on a sunlit patio drinking wine in what is presented as a typical Italian scene.
However, eagle-eyed viewers spotted that the patio in question is actually in the Cotar region of Slovenia, close to the Italian border, and the bottle on the table has a Cotar wine label.
The Armando Testa communications group was not immediately available to comment.
Italian Tourism Minister Daniela Santanche, a member of Prime Minister Giorgia Meloni's far-right Brothers of Italy party, called critics of the video "snobs" .




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