Aurora Ramazzotti: "Diventare madre è un lavoro che prendo molto seriamente"

"Durante la gravidanza ho scoperto di essermi sempre sottovalutata, ho ritrovato in me una grande forza che non pensavo di avere. Creare una vita è la cosa più ‘normale’ del mondo, veniamo tutti da lì, ma allo stesso tempo è un percorso magico e unico che nessuno ti può preparare ad affrontare"

           

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La colpa non è di questa ragazzina facoltosa e viziata che non ha altro a cui pensare, la colpa è di certa stampa che le dà voce. Basta, no?!! Non se ne può più. Certa gente fa di tutto, ma proprio tutto, per risultare antipatica e insopportabile ma, alla fine, se nessuno le desse tanto risalto, farebbe la mamma come altre milioni di donne, anzi in un contesto decisamente privilegiato. Sei diventata mamma, ci hai ammorbato con il racconto quasi quotidiano della tua gravidanza, è andato tutto bene, e allora adesso goditi tuo figlio e non rompere più i cosiddetti al prossimo!!! E voi, che eravate un giornale serio, non vi vergognate neanche un po' di propinarci certe interviste anche più e più volte? E allora organizzatevi e fate una rubrica quotidiana con i dati aggiornati su quante poppate ha fatto, quanti cambi di pannolino, quante volte ha fatto la cacca, no?!!!! Siete scesi al livello di certi giornaletti di gossip. Ma almeno su quelli già sappiamo cosa possiamo trovare e leggere... Basta, veramente basta!!!


Giorgio Rizzo beh, però spendere milioni in articoli marchette come questo per cercare di far emergere una emerita incapace merita qualche commento…
Son due anni che una emerita fancazzista figlia di papà (e mammà) viene riproposta dalle principali testate giornalistiche italiane per ogni minkiata che fa.
Se sta ragazza è nata senza la voce del padre e il sedere della madre, non è che deve per forza sfondare nello spettacolo.
Che si spenda i sui soldi di famiglia senza esporsi mediaticamente altrimenti si prenda le valangate di battute ed insulti… è il prezzo da pagare quando non si è capaci di fare un caxxo e ci si espone grazie ai soldi dei genitori…


Ringraziamo sentitamente il quotidiano LA Repubblica, fondato nel lontano 1976 da Eugenio Scalfari, giornale schierato nelle battaglie civili e di giustizia poi, nel corso dei decenni si è guadagnato fama di uno dei giornali di riferimento. Appunto ringraziamo questo giornale che quasi ogni giorno, piuttosto che continuare le battaglie civili, Democratiche e di uguaglianza, ci informa che Aurora Ramazzotti, una fancazzista di lusso, è madre. Ma soprattutto questo importante quotidiano, ci tiene a sottolineare come la Ramazzotti, finalmente si è scoperta capace del ruolo di genitore. Questo significa che le restanti madri italiane che hanno avuto la fortuna o sfortuna di partorire un figlio in queste settimane, sono delle povere sfigate e magari leggendo attentamente come la Ramazzotti allatta il pupo, magari possono imparare anche loro come si fa e soprattutto possono scoprire, perché lo dice sempre la Ramazzotti, quanto è bello e normale essere madre.


Il Beccaccino presenta dimensioni medio-piccole – fino a 27 cm di lunghezza – e forme slanciate, ali lunghe e puntute, coda a ventaglio e becco assai lungo, diritto e sottile. La livrea in entrambi i sessi è di color bruno-fulvo barrato e striato di nero, fulvo e marrone; sul capo nerastro, solcato da una stria chiara, si nota il becco di colore bruno-rossastro, chiaro alla base e bruno scuro all’apice, mentre le zampe mostrano sfumature cromatiche verde-pallido. Quando si alza in volo, è facilmente identificabile: prima di prendere quota – fino a raggiungere altezze anche notevoli – vola velocissimo e basso a zig-zag.
Due le sottospecie note, gallinago e forensis , di cui solo la prima frequenta il nostro Paese. Le nostre latitudini sono tipicamente un quartiere di svernamento per le popolazioni più settentrionali. Oltre all’Europa centro-meridionale, la specie sverna in tutto il bacino del Mediterraneo e in Nordafrica. Durante la migrazione e lo svernamento, il Beccaccino frequenta una grande varietà di zone umide con acque basse interne e costiere ed alternanza di aree fangose e asciutte, compresi campi allagati.
Il Beccaccino si ciba soprattutto di anellidi e insetti, ma anche di larve, molluschi, crostacei, semi ed erbe. Le parate nuziali sono accompagnate da cerimonie e corteggiamenti a terra, durante i quali non mancano i confronti con altri maschi. Il nido viene predisposto in una depressione del terreno non lontana dall’acqua, ove la femmina depone fino a 6 uova che coverà per circa 20 giorni. I pulcini, che abbandonano il nido poco dopo la nascita – cosiddetti “nidifughi” – vengono accuditi da entrambi i genitori e, già dopo 14 giorni, sono in grado di compiere i primi voli. A volte si registrano due covate l’anno.
Ampia la distribuzione delle località di inanellamento in Italia, con un’evidente concentrazione nelle aree costiere dell’Alto Adriatico e numeri particolarmente elevati nel Veneziano e nel Delta del Po. Un buon numero di ricatture si origina dalla Francia mediterranea. Interessanti sono anche le ricatture da Paesi africani, in particolare da quelli sub-sahariani. La stragrande maggioranza delle rilevazioni sono concentrate su distanze inferiori ai 1.000 km, ma spiccano alcuni casi di percorrenze superiori anche ai 3.000 km, fino ad un massimo superiore ai 5.000.


Il teorema di Thévenin è un teorema dell'elettrotecnica che afferma che qualunque circuito lineare, indipendentemente dalla sua complessità, visto da due terminali è equivalente ad un generatore reale di tensione costituito da un generatore ideale di tensione in serie a un resistore: l'equivalenza vale limitatamente alla tensione e alla corrente in corrispondenza dei terminali del circuito. Enunciato per primo dallo scienziato tedesco Hermann von Helmholtz (1821-1894) nel 1853[1], ma riscoperto nel 1883 dall'ingegnere francese Léon Charles Thévenin (1857-1926) da cui prende il nome.
È il duale del teorema di Norton.
Enunciato

Sia un circuito lineare un circuito in cui l'uscita è in relazione lineare con l'ingresso e siano detti equivalenti due circuiti che hanno la stessa relazione tensione corrente ai terminali allora per il teorema di Thévenin un circuito lineare con due terminali può essere sostituito con un circuito equivalente formato da un generatore di tensione
terminali è la resistenza di ingresso o resistenza equivalente vista agli stessi terminali quando i generatori indipendenti sono spenti.

Considerazioni
Se i due terminali del circuito lineare sono lasciati a vuoto, ovvero si ha un circuito aperto, allora la corrente in ingresso ai terminali del circuito è nulla
di conseguenza per il teorema di Thévenin la tensione a vuoto del circuito è pari alla tensione del generatore Thévenin. In condizioni di circuito aperto è possibile determinare la resistenza equivalente
vista dai terminali del circuito quando i generatori indipendenti sono spenti, ovvero quando il circuito è inerte. Se la rete presenta dei generatori dipendenti questi non devono essere spenti per il calcolo della resistenza equivalente in quanto sono controllati dalle variabili del circuito, è quindi necessario applicare un generatore di tensione di ai terminali del circuito e determinare la corrente


La ricetta della pasta e fagioli è un classico della cucina italiana, un primo piatto dal sapore inconfondibile che affonda le radici nella tradizione rurale. Nella sua versione più rustica viene insaporita con le cotiche di maiale, come nella pasta e fagioli alla napoletana, mentre in altre varianti i legumi vengono abbinati a molluschi che conferiscono alla pietanza un intenso sapore di mare, come nei cicatielli con cozze e fagioli. Un piatto povero ed economico, quindi, ma sempre estremamente gustoso e genuino. Proprio come la nostra versione della pasta e fagioli! Abbastanza densa da "reggere il cucchiaio in piedi" (i più tradizionalisti dicono sia questo il modo per riconoscere la giusta consistenza, cremosa e corposa al tempo stesso) e ricca di aromi, con l'immancabile nota sapida data dall’aggiunta del lardo e del prosciutto crudo. Un intramontabile comfort food all’italiana che scalda il cuore e mette d’accordo tutti grazie al suo sapore senza tempo, da provare anche nella versione estiva con i legumi freschi. Assaggiate la nostra pasta e fagioli e provate anche la variante pasta e fagioli con cavolo nero.


Se la pasta con le sarde è un piatto strepitoso di origine Palermitana, la pasta “cche masculini” è altrettanto strepitosa, ed è catanese. Sono due piatti che si somigliano davvero tanto, uno però è preparato con le sarde, l’altro con le alici e tra i due piatti c’e ancora un’altra differenza eclatante, ed è la presenza nel piatto catanese dei piselli.

Trattandosi di un piatto povero e tradizionale, ogni famiglia ha la sue versione di pasta “cche masculini”, inutile dire quale sia quella giusta e quale quella errata, ci si avvierebbe in interminabili discussioni senza fine. Così oggi vi darò la versione della “pasta cche masculini che si fa a casa mia” e che vede la presenza anche del finocchietto selvatico e del pangrattato “atturratu” aggiunto alla pasta già impiattata. Devo ancora da dire che il condimento per questo primo, nasce anche come una sorta di “ragù” di pesce, c’è dunque chi usa solo la passata e chi usa solo il doppio concentrata, io uso metà dell’uno e metà dell’altro, ottenendo quello che è per me il giusto compromesso.

Vi assicuro che questo piatto, buono come la pasta con le sarde, vi farà innamorare e lo preparerete davvero spesso, ma se siete pronti, adesso andiamo in cucina, è il momento di mettersi ai fornelli!!!


La pantagruelica cassoeula lombarda si prepara cuocendo le costine di maiale in un soffritto di olio e scalogno, per poi aggiungere le verdure. Dopo un’oretta di cottura, con aggiunte periodiche di brodo, si unisce la verza continuando la cottura per 30 minuti, quindi i salamini verzini – già scaldati per un quarto d’ora – per gli ultimi 10 minuti di cottura. Ecco tutti i passaggi della ricetta della cassoeula lombarda. Ingredienti
Cavolo verza 1,5 kg
Sedano 3
Carote 4
Pomodori ramati 2
Scalogno 1
Costine di maiale 1,5 kg
Salamini verzini 8
Alloro (lauro) 2-3 foglie
Brodo vegetale 1 l
Aceto q.b.
Vino bianco 1 bicchiere
Sale q.b.
Pepe q.b.
Olio extravergine d'oliva q.b.

Tagliate a pezzetti sedano, carote e pomodori, quindi soffriggete in casseruola lo scalogno tritato in olio extravergine, unitevi le costine di maiale e sfumate con il vino bianco
Aggiungete le verdure tagliate, coprire con brodo vegetale e salate, lasciando cuocere per circa un'ora aggiungendo di tanto in tanto un mestolo di brodo ogni volta che il sugo si secca.
Nel frattempo pulite le verze, togliete il costone e rompete con le mani ogni foglia in circa quattro pezzi: la verza andrà aggiunta nella casseruola al termine dell'ora di cottura e lasciando cuocere il tutto ancora mezz'ora aggiungendo sempre, quando serve, il brodo
In un'altra pentola fate bollire in acqua, per 15 minuti, i salamini verzini, quindi trascorsa mezz'ora da quando è stata aggiunta la verza, mettete nella casseruola anche i salamini verzini, una macinata di pepe e sentite se è giusta di sale.
Lasciate cuocere ancora 10 minuti e, alla fine, spruzzate leggermente con aceto di vino bianco, per poi servire in tavola ben calda




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