Il treno si ferma 6 ore per un guasto e un barbiere taglia i capelli gratis agli altri passeggeri

“I ritardi non ci fermeranno”

           

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Non pensavo... ( di Alain Elkann )
"Non pensavo che si potesse ancora adoperare la parola "animali" eppure mi sbagliavo. Qualche giorno fa, dovendomi portare da Milano a Torino per ragioni che non comprendereste, la mia persona era seduta, regalmente e legittimamente seduta, accanto al finestrino. Al mio fianco ruzzava un composto organico di sedici, forse diciassette anni ( anche se non escludo, in forza del vizio iperproteico tristemente tipico delle classi subalterne e crudeli, potesse averne financo quindici). Indossava una maglietta bianca con scritta colorata - non ho fatto in tempo a decifrarla, forse neanche ho voluto - pantaloncini corti neri, evidente riferimento politico per certo instillato nel giovinotto da una deviante saga familiare, scarpe da ginnastica di marca Nike ( allora non è vero che non avete i soldi!) capelli biondi tagliati corti ( quod erat demonstrandum!) uno zainetto verde forse con impercettibili nouances e l'IPhone per ascoltare musica ribellista. Di fatto, ero accerchiato da consimili composti viventi, tutti privi -cosa affatto curiosa!- di giojelli segnatempo da polso o da taschino. Io era, nonostante la calura, dignitosamente abbigliato, composto, come è proprio del mio lignaggio ontologico. Reggeva tra le mani una sobria cartella di cuoio d' un piacevole marrone opaco, da cui trassi alcuni fogli internazionali. D'un tratto, tra una pagina e l'altra della Recherche, mi colse inaspettato l'empito d'annotare qualche pensiero su un quadernetto molto caro, cui confido di tanto in tanto i moti più riposti del mio animo. E lo feci, con una penna stilografica appartenuta a Ramsete Secondo, a dispetto di quel chiocciare inane, futile, senza freno e sì volgare che d'intorno si spandeva. Pensai di lasciar cadere uno sguardo purificatore e vivificante, luminoso su quella tenebra limacciosa, infetta e brulicante ma me ne astenni, perch'io parea loro esser diafano. Nessuno - Ah, vigliacchi! - soccorse il mio disagio. O forse, forse loro stessi erano consentanei più all'inimici che alla mia bisogna. Giunto a destinazione, alleviato da un incomodo che mi parve infinito, leggiero lasciai la carrozza senza rivolgere ad alcuno il saluto. E cortesia fu loro esser villano.




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