Migliorano i dati sulle coperture vaccinali in età pediatrica ma i livelli pre-pandemia sono ancora lontani

Una buona notizia a metà

           

https://www.facebook.com/Repubblica/posts/351452117207556

Sofia Mariin, i bambini fanno più di 12 vaccini nei primi mesi.... L'istat dice che c'è il 15% di morti in più... Addirittura muore più gente ora che in pandemia... Ma per quanto riguarda i bambini, oltre la morte improvvisa che chiamano morte in culla, c'è un esplosione di autismo, ritardi motori, malattie autoimmuni... 30 anni fa c'è 1 bambino autistico per ogni provincia... Adesso ce ne sono 2 ogni classe... I vaccino servono proprio a creare danni irreparabili... Pensi che un bambino sano non spende nulla in medicine, mentre un autistico spende migliaia di euro a medicine... Sono nuovo clienti. I vaccino servono a fare ammalare le persone e creare clienti.


Bruno Mero no, si crede a Ioannidis, forse lo scienziato accademico più titolato al mondo.
Idiota. Sei tu che credi a tutto ciò che ti dice la tv. Probabilmente uno studio scientifico non l’hai mai manco letto ne sapresti leggerlo.

Ti aiuto io.

Se la scienza degli inizi era un esercizio di apertura mentale, un modo di pensare che si liberava dai dogmi e metteva in discussione ogni convinzione, essa si è progressivamente trasformata in una nuova ideologia, in credo e in pregiudizio. E' un destino che la scienza condivide con tutti i discorsi che diventano dominanti: in principio essi sono un argomento con cui una minoranza sfida la maggioranza, poi vengono assunti come il discorso della maggioranza, e allora vivranno in una direzione contraria a quella originaria.Vengono sfruttati per manipolare le persone, per fare carriera (più è alto il numero delle pubblicazioni scientifiche, maggiori sono le probabilità di diventare professore), offrire beni al pubblico dei consumatori ("la ricerca dimostra che il nostro sapone rende i tessuti più bianchi"), raggirare il prossimo ("le sole statistiche di cui ci possiamo fidare sono quelle che noi abbiamo falsificato" Winston Churchill) e ridicolizzare gli altri ("chi crede nella medicina alternativa è uno sciocco irrazionale"). Ci si può perfino giustificare la segregazione (a causa del Coronavirus, chi non porta il distintivo dell'ideologia scientifica non ha più accesso ai luoghi pubblici.) Per farla semplice: il discorso scientifico, come qualsiasi discorso dominante, diventa lo strumento privilegiato dell'opportunismo, della menzogna, dell'inganno, della manipolazione e del potere.
Nel farsi ideologia, il discorso scientifico sacrifica la veridicità: è ciò che ci conferma la cosiddetta "crisi della riproducibilità", esplosa nel 2005 nel mondo accademico in seguito ad alcuni gravi casi di frode scientifica: manipolazione ad arte di scansioni e risonanze magnetiche, falsificazione di reperti archeologici, clonazione di embrioni; un gruppo di ricercatori ha finto di avere eseguito con successo trapianti di pelle nei topi, semplicemente colorando la pelle delle cavie, altri hanno "fabbricato" l'anello mancante dell'evoluzione umana partendo da frammenti di crani umani e di scimmia... tutte ricerche completamente inventate. Ma queste frodi, pur così eclatanti, erano allora casi ancora piuttosto isolati, che fungevano da semplice spia del problema principale, ossia una pratica di ricerca discutibile, che però minacciava di diffondersi su scala epidemica. Uno studio di Daniele Fanelli del 2009 evidenziava che almeno il 72% dei ricercatori era disposto a distorcere, in un modo o nell'altro, i risultati del proprio lavoro. Per non parlare della miriade di errori non intenzionali, di calcolo o di altro tipo, di cui le ricerche erano infarcite. Un articolo su "Nature" arrivava a parlare di "una tragedia di errori". Una situazione del genere si traduceva nell'impossibilità della riproducibilità delle scoperte scientifiche. In altre parole, risultava che gli esiti degli esperimenti scientifici non fossero garantiti: se, infatti, ricercatori diversi avessero condotto lo stesso esperimento, sarebbero giunti a risultati diversi. In ambito economico, ad esempio, la riproducibilità non è stata possibile in circa il 50% dei casi, nella ricerca contro il cancro nel 60% dei casi, e in quella biomedica in generale in circa l'85% dei casi.
Nel complesso, la qualità della ricerca versava in condizioni tali che John Ioannidis, professore di medicina di fama mondiale, ha dedicato alla vicenda un articolo dall'eloquente titolo: Why Most Published Research Findings Are False (Perché i risultati della maggior parte degli studi scientifici sono sbagliati).

Da
Mattias Desmet
Psicologia del totalitarismo

https://journals.plos.org...al.pmed.0020124


Sofia Mariin Quindi io o il padre di Andrea siamo esseri NON umani perché credono ci sia una correlazione tra le decine di migliaia di bambini diventati autistici subito dopo l’inoculazione e l’inoculazione stessa.
La cosa interessante è il NON umani.
Sa perché dice così?
Lo spiega la scienza, quella senza h.

Durante le crisi si accentua il mimetismo sociale e chi osa uscire dai ranghi diventa prima lo stranieri interno e poi il capro espiatorio da sacrificare o immolare: nazismo, per dirla breve.

“Quando la rivalità diviene eccessiva, o insorgono ragioni di paura e insicurezza, un sentimento di odio si diffonde a tutta la società e tende a convergere minacciosamente su una sola vittima: è questa che Girard chiama capro espiatorio, un individuo o un animale che deve pagare al posto di altri, non perché sia particolarmente colpevole, ma perché la comunità non può trovare accordo se non unendosi contro qualcuno o qualcosa.
Nelle città greche antiche (ad Atene durante le Targelie in onore di Apollo) uomini scelti per la loro bruttezza che simbolicamente richiamava il male del mondo erano nutriti per un intero anno a spese della città poi, in un giorno stabilito erano cacciati a sassate fuori dalle mura per arginare l’angoscia della contaminazione che gravava sulla comunità
Pharmakói per le strade d’Argo e d’Atene – scrive Roberto Escobar in Metamorfosi della paura – , streghe ed eretici nelle cristianissime piazze d’Europa, ebrei e zingari nei campi di sterminio […]: è questo il prezzo della paura che non si paga, ma viene fatto pagare. Affinché la peste sia una volta ancora arginata, affinché il diabolico sia una volta ancora localizzato e (provvisoriamente) trasfigurato in simbolico, infelici creature – quasi-uomini, sotto-uomini, non-uomini – sono negate, massacrate, bruciate [Roberto Escobar, Metamorfosi della paura, 1997, pp. 204-205].
Il capro espiatorio, quindi, svia la violenza del gruppo sociale canalizzandola su un bersaglio legittimo e non pericoloso – perché il suo assassinio non sarà vendicato – il cui sacrificio fonda il legame religioso della comunità, perché il capro espiatorio è sia reietto che salvatore visto che il suo sacrificio lava la città delle sue colpe.
Troviamo traccia di questo anche nell’etimo del termine immolare, che viene infatti da mole, la pietra della lapidazione che nei miti fondativi si confonde con la lapide, il monumento che ricorda la vittima divinizzata.
Girard trova quindi l’origine del legame sociale nella menzogna del capro espiatorio e nella violenza della sua uccisione, cioè nella condivisione da parte del gruppo dell’assassinio di un innocente, capace di cementare il patto di convivenza tra i suoi membri.
Lo studioso evidenzia infatti come il sacro, la religione ed i miti nascano proprio dal processo vittimario che si scatena in momenti di grave crisi intestina in cui si trova la comunità sociale e che minano la solidità del gruppo umano. In questi momenti in cui è messa a repentaglio la sua stessa sopravvivenza, come nella caso di una carestia o di una pestilenza, la tranquilla esistenza della collettività è sconvolta e gli individui, incapaci di fronteggiarla, vanno alla ricerca di uno strumento di ricomposizione della crisi, capace di rassicurare e riconciliare gli animi.
Girard propone questa antropologia della religione analizzando i comportamenti umani durante le crisi collettive. In questi casi, emerge sempre la stessa soluzione con le singole rivalità tra gli uomini che degenerano velocemente dando vita ad un desiderio unanime e indifferenziato di vendetta.
Il dilagare di questo sentimento di vendetta è il “contagio mimetico”, un’emozione collettiva talmente forte da diffondersi a macchia d’olio all’interno della comunità interessando anche i membri meno coinvolti.”

https://youtu.be/fNeGCPYfGdo?si=aStakdaJKR9FEHLS