La storia di Elena Frosi: “Dopo 20 anni ho lasciato il posto fisso: adesso per lavoro giro il mondo”

“Mi piaceva il mio lavoro, ero anche brava. Ero molto organizzata, programmavo sempre tutto. Praticamente la regina dei fogli Excel. E i miei colleghi erano una famiglia, e lo sono ancora. A loro devo tantissimo. Ma non avevo niente di mio. Ero continuamente in contatto con le aziende e vivevo otto ore al giorno parlando con gente arrabbiata. Non mi sentivo appagata, ero sempre nervosa e insoddisfatta. Inoltre avevo iniziato ad apprezzare i viaggi ma non avevo molte ferie e non potevo partire sp

           

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Paolo Ricci Ma per carità, ognuno è libero di fare le scelte che più gli aggradano. Ma il mio pensiero era diverso: anche le testate più importanti ricorrono spesso ai post strappalike, che vengono presentati a scadenza fissa e quasi sempre identici. Per cui prepariamoci alle famiglie che scelgono di vivere in barca, alle assistenti di cura che all'estero prendono 5mila euro e gli trovano anche il principe azzurro, e il più classico di tutti: la madre single che abbandona il lavoro perché con onlyfans guadagna 3 volte di più. Ammesso e non concesso che siano tutte storie reali e non create ad arte, e visto che di queste cose ne succedono a centinaia anche a pochi metri da casa, se i soggetti verrebbero veramente scelti a caso le loro storie non sarebbero sempre e solo positive. Ma evidentemente non è cosi, e, parere mio, sono modi di fare che nulla hanno a che fare con l'informazione.


La verità sacrosanta comunque e' che nella vita ci vuol coraggio .
Coraggio per cambiare ma anche per resistere , perché non sempre si può scegliere di cambiare tutto specialmente quando ci sono le vite di altri coinvolte.
Ci vuol coraggio a fare figli e a tirarli su , coraggio per tacere quando rovesceresti la scrivania con tutto quello che c'è sopra ..... oppure accettare un lavoro umile se non c'è altro...
Il traguardo per tutti è, anzi sarebbe , essere felici ma a volte anche essere " abbastanza contenti " non è poco.
Nel caso di questa signora comunque brava per essere stata capace di inseguire la felicità.
Aggiungo che una dose di culo nella vita comunque non guasta, ma il destino non è sempre così generoso.


Stefano Manzone non si tratta di offendere la sua scelta, ma di vedere un po' oltre il proprio ombelico: bravo che te ne sei andato da Palermo ma non possono fare tutti così, altrimenti svuotiamo prima la Sicilia, poi il sud Italia e alla fine tutto il paese. Repubblica non è un giornale fuori dai giochi: senza neanche scomodare la proprietà e la linea editoriale, basta dire che negli ultimi 20 anni hanno appoggiato sempre più acriticamente lo smembramento di qualsiasi tutela giuslavoristica. Di fronte ad un quadro del genere, onestamente delle esperienze dei singoli non importa a nessuno, quello che conta è l'approccio spensierato del quotidiano (e dei suoi referenti politici direi) al gravissimo problema del lavoro e dello sviluppo in generale. Pace e amore anche a te.


Antonio Fiorentino Gibo non mi fraintendere se leggi bene.
Non è che chi parte è un ganzo e chi resta invece è un fallito.
Il mio è un discorso più ampio e si riferisce al coraggio che ci vuole per vivere non necessariamente per partire.
Ci vuole forza d'animo e un briciolo di buona sorte per tirare avanti , per alzarsi la mattina e affrontare la vita con tutte le sue fatiche.
In riferimento a questa ragazza del post non ho una sperticata ammirazione se non per la forza di cambiare.
Un amico di mio figlio ad esempio laureato in ingegneria informatica ( un cervellone credimi ) ha smesso di fare il consulente e adesso fa il fabbro . Eccelle anche lì, però l'ho ammirato perché ha avuto coraggio . Ecco volevo dire questo.




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