Mamme e lavoratrici, incastro impossibile: una su cinque lascia il posto

L’Italia è tra i pochi Paesi Ue, se non l’unico, in cui chi non è maschio deve scegliere: o lavora o mette su famiglia

           

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Ho sempre creduto che una donna che lavora, che ad un certo punto diventa madre, debba avere diritto ad una "pausa" dall'attività lavorativa. Una pausa vera, non qualche mese di maternità. In teoria servono anni.
Un periodo cmq retribuito, magari meno ma certamente non al 30%, in cui il posto di lavoro sia garantito e sia ancora lì al suo ritorno.
Prevedere quindi sostituzione adeguata.
Perché se diventi madre, ed eri una lavoratrice o addirittura una lavoratrice con delle aspirazioni e con orari non conciliabili con l'esistenza di un bambino, conciliare le due cose è altamente impossibile.
Naturalmente resta inteso che tutto questo deve avvenire su base volontaria.
Essenziale è il livello di retribuzione, che consenta di usufruire di asili privati o baby sitter, qualora si desiderasse continuare a lavorare. Ma sono pochissime le donne con sufficienti disponibilità economiche.
Lavorare dalle 9 alle 18.30 non è conciliabile con l'essere madre. Pertanto è necessario studiare soluzioni per tutte coloro che desiderano usufruirne. Part time, giornate ad hoc in caso di malattia, anni di congedo retribuito che la lavoratrice possa utilizzare senza sentire minacciato il suo posto di lavoro.
Questo accade soprattutto nel privato, è pertanto necessario che le aziende si adoperino per reperire risorse umane in più per ciascuna evenienza di questo tipo.
È tutto molto utopistico, lo so.
Ma arriva un'età del bambino in cui tutto diventa più facile.
Ma per alcuni anni molte donne non riescono a conciliare e alla fine sono costrette e scegliere. E una scelta, in una direzione o l'altra, è comunque sbagliata perché è sotto costrizione.


Stefano Cerasaro In effetti, in teoria, nessuno obbliga nessuno. Salvo che, ultimamente, ci si è svegliato accorgendosi che la denatalità e l'emigrazione lavorativa rappresentano una vera catastrofe per il paese. Sono sorti alcuni discorsi da parte di chi ha mandato rappresentativo alquanto singolari, che scaricano la colpa della situazione a una determinata parte della popolazione. Poteva essere lecito dal momento in cui, lo Stato assicurasse un minimo di servizi strutturali e non a spot, come lo si fa altrove. Qui, si pretende il burro, i soldi del burro e il sorriso della lattaia. Invece, il risultato deriva purtroppo dall' adeguamento delle famiglie alle situazioni, alla povertà assistenziale, soprattutto per le professioni indipendenti più che evidente e ai livelli di stipendi.


Daniela Cotugno lo so benissimo e affermo ciò che mi pare. taccia lei che fa più bella figura perché non sa davvero di cosa parla.Pretendete di avere la verità assoluta in quanto avete figliato, cosa che fanno quasi tutti i mammiferi su questo pianeta. Sono assolutamente d'accordo con le aziende che preferiscono assumere uomini. Il datore di lavoro non può aspettare che voi vi "riprendiate" dalla stanchezza. Per fortuna ci sono madri che, per "istinto naturale" lasciano il figlio con febbre (ovviamente non grave)nelle ottime mani del papà, dei nonni o delle baby sitter. E, sinceramente, sono le uniche colleghe con cui vorrei lavorare


Luca Brumat non mi pare proprio che la legislazione attuale metta a disposizione tutti gli strumenti per farlo in parti uguali. È stato appena bocciato un emendamento delle opposizioni che avrebbe introdotto il congedo paritario, cioè la possibilità per entrambi i genitori di prendere un congedo dal lavoro alla nascita di un figlio o di una figlia, mantenendo la propria retribuzione. Attualmente il congedo di paternità retribuito è di soli 10 giorni. Se poi ci confrontiamo con le legislazioni degli altri paesi europei (Spagna, Svezia, Germania...) cascano le braccia...
Questi vogliono che la maternità (da notare, solo la maternità) diventi cool ma vogliono farlo col cool degli altri, leggi le madri.


I figli si fanno in due.
Primo, nella primissima infanzia il ruolo materno e paterno non sono intercambiabili.
Due generalmente si tende a sacrificare la carriera di quello che guadagna meno, che più probabilmente è una donna, non perché ci sia un complotto o per il patriarcatohh ma semplicemente perché ci sonk meno donne nei lavori meglio pagati(che lo siano per i sacrifici che implica, la pericolosità, o la difficoltà a reperirli). Qua si potrebbe discutere a lungo.
Quanto alle aziende, non si può pensare che un azienda si faccia carico dei figli dei dipendenti.
Se voi contrattate un idraulico, un avvocato o un geometra, e uno/a è meno efficiente per esigenze familiari che fate? Accettate di buon grado o cambiate professionista, o rivedete le condizioni?
Meno ipocrisia per favore..


Luca Brumat infatti i congedi parentali facoltativi sono uguali per entrambi i genitori ma non trasferibili, consistenti di ben 6 mesi con retribuzione al 30% dello stipendio (l'anno scorso è stata fatta la graziosa concessione di un mese dei 3 previsti all'80% dello stipendio).
Quindi evidentemente per quelli obbligatori il trattamento non è equivalente per entrambi i genitori, ma soprattutto la durata dei congedi è veramente ridicola, specie se confrontata con altri paesi europei, ed è soprattutto questo il motivo che costringe le donne ad abbandonare il lavoro, o a passare al part time, anche perché, considerando il consistente gender gap che esiste in Italia rispetto alle retribuzioni, conviene quasi sempre che sia la donna a rinunciare al proprio stipendio. E così ci avvitiamo sempre più in una spirale regressiva di denatalità.


Francesca Bagnara lei continua ad usare questo plurale: "pretendete"..
Lei è una persona aggressiva e arrogante e, see avesse letto bene quanto ho scritto nel mio primo commento, ora non sarebbe qui a parlarmi di baby sitter o altri aiuti. Perchè ne ho parlato io stessa sin dall'inizio. Ma lei è incattivita con le lavoratrici madri che si assentano e questo, mi perdoni, è un suo problema.
Io ho solo evidenziato che essere sia madre che lavoratrice non è possibile.
Io non ho la verità assoluta, ma la verità di chi ha passato quello che ho passato io.
Si dia una bella bella calmata.


Placida Ruffino il tuo modo di esprimerti
" stellina bella " ,denota il livello delle tue argomentazioni .
C'è un passo nel mio intervento che tu ti sei ben guardata dal considerare presa dal tuo livore.
I problemi li abbiamo tutti ,alcuni più gravi di altri ,nessuno lo nega .ma non stiamo scrivendo di casi specifici .e sinceramente di tuo fratello e di tua cognata importa a pochi .
E io non ho scritto di pigrizia ma di scelta .e se non hai da mangiare la scelta è inevitabile .
"Bello parlare senza sapere" tue parole .
Io ti rispondo :prima di scrivere parole l' una dietro
l' altra ,importante è comprendere ed elaborare ciò che si legge .
Ora continua pure lo sghignazzo che hai messo sotto ai miei interventi,così ottieni più considerazioni .
Non avrai altra risposta ,
" Pulcina e stellina ".


A parte che non ho figli e son pure disoccupato
Ma quello e un altro discorso
Oggi se ancora non lo avete capito la gente pensa più ad apparire che ad essere
E non è colpa di nessuno se proprio te lo devo dire
Perché è facile dire e colpa degli uomini etc etc
Questa è la solita retorica femminista che non Sta ne in cielo ne in terra
Oggi se anche uno avesse le possibilità e tutto il tempo a disposizione un figlio che comunque comporta responsabilità non lo farebbe a prescindere e questo lo sapete anche voi perché potrebbero pure farti tutti gli asili e dare gli aiuti che vuoi
Tu oggi non lo faresti lo stesso un figlio e lo sai pure tu questo


10ºFrancesca Bagnara lei ha espresso una sentenza su di me e non mi conosce. Non ho quel tipo di idee né le seguo. Avendo una figlia alla scuola elementare, tuttavia, ho toccato per anni con mano l'assoluta impossibilità di seguire un figlio e il lavoro contemporaneamente. Pur avendo, come dice lei, un compagno che ha contribuito al 50%. Ma come madre, per mio istinto naturale, se mi mia figlia sta male ho bisogno di esserci. Non siamo tutti uguali quindi non vale per tutti. Ma dovrebbe essere consentito a chi ne ha la necessità. Il mio discorso si può applicare ai padri, naturalmente. Ma stavamo parlando delle donne che lasciano il lavoro, perché costrette a scegliere. E non dovrebbe accedere.
Io non insulto. Credo sia lei ad aver risposto al mio argomentato commento in modo offensivo: "mi sembra che di pause ve ne prendiate abbastanza".
Mi ricorda una mia vecchia collega, anni fa, la quale non avendo avuto figli passava le giornate a glorificare se stessa e il stakanovismo contro assenteismo delle lavoratrici madre. A suo tempo credevo fosse nel giusto... poi sono diventata madre! Toh.
Guardi, ne riparliamo se lo sarà. Diversamente sospenda il giudizio perché, creda, non sa di cosa parla.




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