Fedez ai giovani: "Prendevo 7 psicofarmaci al giorno. Il pensiero di morire mi dava sollievo"

"La prima causa di morte di questa generazione è il suicidio e uno dei medicinali più prescritti ai giovani sono gli anti-depressivi. Oggi lo Stato dovrebbe fornire gratuitamente e a tutti gli strumenti necessari per accedere a un percorso psicologico"

           

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Lo sa che gli antidepressivi i giovani li prendono anche perché divorati dall'invidia verso il loro ostentare ricchezze sui social?
Più che gli psicofarmaci servirebbero dei genitori migliori per cercare di educare i figli su principi e valori sani, non sul culto dell'apparenza a cui anche i genitori stessi sono sottomessi.
Quando si ostenta talmente tanto, da essere completamente scollegati dalla realtà, l'unico mezzo che hanno i VIP per riavvicinarsi alla normalità del proprio pubblico è di parlare dei propri problemi personali. Tutto ciò non serve a sensibilizzare a un bel niente visto tutto ciò che si uno ha comunicato fino a ieri.


Il miglior dottore di noi stessi, SIAMO NOI STESSI. Non voglio generalizzare ma ci sono situazioni che, basta che noi stessi, reagiamo e incominciamo ad amarci ed apprezzarci , serve qualcuno che ci insegni e sensibilizzi sull' importanza della vita e l unicità di ogni persona , anche nelle scuole . Lo psicologo in molti casi secondo me non serve , per ogni cosa ricorriamo a medici ( spesso a pagamento)senza renderci conto , che la prospettiva SIAMO NOI A CAMBIARLA SENZA USO DI FARMACI o dottori, ovviamente ci sono casi e casi , io parlo di età adolescenziale e problemi di piccola entità , non posso negare che ci sono casi gravi che vanno seguiti ... Da una persone competenti.


Stefano Giovanni Adrianopoli le assicuro che stile di vita o scelte sbagliate sono marginali per l'insorgenza della depressione. Quando si parla di depressione bisogna pensare che non si parla di una sola e indentificabile malattia, perché esistono diverse forme depressive, ognuna con ha le sue particolari caratteristiche. L'eziologia è sicuramente multifattoriale, genetica, ambientali e sociali, ma nuovi studi dimostrano che possa essere causata da un alterazione di alcuni neurotrasmettitori. Quindi la prego, prima di fare disinformazione la invito a riflettere e magari fare una piccola ricerca per capire di cosa sta parlando. Ridurre la psichiatria con concetti a membro di segugio può fuorviare chi ne è direttamente o indirettamente interessato.


Giuseppe Galletta gentile utente, i nuovi studi di cui lei parla sono in realtà abbastanza antichi (se consideriamo i tempi medici) dato che la terapia antidepressiva che si basa sull'alterazione dei neurotrasmettitori è da decenni applicata in Usa e nella stessa Italia abbiamo una delle scuole più longeve ed efficaci aperte dal prof. Giovanni B. Casssano di Pisa (saranno minimo minimo trent'anni/quarant'anni, ma anche oltre). Detto questo, come dice anche lei, ci sono fattori ambientali e sociali che co-determinano l'insorgenza di queste patologie o peggiorano quadri fragili. Quindi il commento non ha senso, perché conferma quello che ho detto. Inoltre, è acclarato dalla letteratura di indirizzo psicanalitico che l'intelligenza simbolica non va stuzzicata oltre misura, e scelte etiche errate fanno a scobussolare equilibri che sono razionalizzabili fino ad un certo punto. Jung in questo è apripista. Stia sereno.


Luigi Bellini Un accordo di cooperazione nel campo della Sicurezza che legherà l’Italia e l’Ucraina per i prossimi dieci anni – anche se la guerra con la Russia dovesse finire prima – e imporrà a Roma di intervenire in sostegno di Kiev entro 24 ore in caso di nuovo attacco di Mosca e di continuare a fornire aiuti economici e militari al governo ucraino. Inoltre l’Italia si impegna per favorire il processo di ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea e nella Nato.

Sono questi i punti centrali dell’accordo firmato sabato a Palazzo Mariinskij dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Contenti voi che li avete votati…! Io neanche un poco


educazióne s. f. [dal lat. educatio -onis, der. di educare: v. educare]. – 1. In generale, l’attività, l’opera, e anche il risultato di educare, o di educarsi, come sviluppo di facoltà e attitudini, come affinamento della sensibilità, come correzione del comportamento, come trasmissione e acquisizione di elementi culturali, estetici, morali: curare l’e. della mente, dello spirito, dell’ingegno, della fantasia, della memoria, del senso estetico, del gusto, dei sensi; avere, non avere un’e. letteraria, artistica, musicale. Più in partic., il processo di trasmissione culturale, diverso per ogni situazione storicamente e culturalmente determinata, mediante il quale, all’interno di determinate istituzioni sociali (famiglia, scuola, ecc.), viene strutturata la personalità umana e integrata nella società: e. della prole, come obbligo imposto dalla legge ai genitori; dare un’e. ai proprî figli; dedicarsi all’e. dei giovani; conferire un’e. civile, morale, religiosa; trascurare, perfezionare la propria e.; e con riguardo al modo di educare, di essere educato: sistemi, metodi di e.; dare, ricevere un’e. severa, rigida, seria, debole, falsa; avere ricevuto una sana educazione. In senso ampio, e di uso più recente, e. permanente, processo di formazione dell’individuo che si sviluppa lungo tutta la vita, scolastica e post-scolastica, soprattutto se favorito dall’integrazione in un sistema omogeneo che unisca i varî momenti della vita associata: famiglia, scuola (come centro di processi formativi), luogo di lavoro, istituzioni culturali e ricreative, ecc. In pedagogia, s’intende per e. l’insieme delle attività, individuali o collettive, che tendono a favorire sistematicamente, con l’ausilio di particolari tecniche e metodi, il raggiungimento di prefissate conoscenze e abilità da parte di individui generalmente giovani.




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