Un appello internazionale per il filologo Luciano Canfora, denunciato da Giorgia Meloni

Lanciato dal quotidiano francese “Libération” e firmato da studiosi italiani e stranieri, è a difesa del grecista che andrà a processo per aver definito la presidente del Consiglio “neonazista nell’animo”

           

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Credo che il professore Luciano Canfora meriti tutta la nostra riconoscenza per la sua scienza e il vasto sapere e per l’ampia e appassionata divulgazione culturale cui si applica da anni. Solo tempi e un clima politico come li attuali, in Italia ma non solo, uniti alla volgarità, all’ignoranza e all’arroganza di una parte della classe politica, può spiegare la chiamata in causa di uno degli intellettuali più brillanti e colti del paese. Si possono anche non condividere le sue analisi, ma il diritto a esprimere le proprie opinioni, anche denunciando le simpatie di una certa destra al potere, è più che legittimo. Contro le argomentazioni e le valutazioni storiche, come quelle esposte dal Prof. Canfora, le sentenze dei tribunali semplicemente non hanno legittimità.


Definire il/la Presidente del Consiglio in tal modo non e' una critica ma un' offesa in senso stretto. Il nazzismo non puo' essere generalizzato in una generica ideologia illiberale. Fu una ben precisa ideologia crudele e spietata. Il comportamento della Signora Meloni e' sempre stato irreprensibile dal punto di vista democratico e nulla le si puo' rimproverare, neanche negli intenti, circa la repressione delle idee. L' offesa e' palese. Che poi si debba andare in tribunale per risolverla e' un' altra questione. Non potendo ricorrere al duello, illegale, si poteva portare il tutto in un dibattito con scambio reciproco di considerazioni personali poco lusinghiere.


Leonello Ricci In proposito, ricordo un episodio curioso. Quando eravamo giovani assistenti, un mio collega propose al prof. Ruffilli di Scienze Politiche di Bologna, per il proprio assegno ministeriale in Storia delle dottrine politiche - che qualche anno dopo divenne poi il "dottorato" - una ricerca su Pol Pot, del quale era un entusiasta ammiratore. Ruffilli - che il prof. Gianfranco Miglio, luciferino decano della nostra materia, definiva "un povero democristiano" - lo guardò sornione e disse: "Bene. Ma lei invece scriverà un libro su Alcide De Gasperi". Tuttavia Ruffilli, nel 1988, fu ucciso dalle Brigate Rosse, e quel mio collega poté quindi seguire le proprie inclinazioni ideologiche, vicine a quelle dei prof. Luciano Canfora, Toni Negri, Mario Tronti e Angelo d'Orsi. E noi, scherzando, quando lo incontravamo a qualche convegno, insinuavamo: "Confessa che l'hai fatto fuori tu, furbone!"




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