Isabella Santacroce: “Sono cannibale e ne vado fiera”

Dopo quattro anni di silenzio, nessuna intervista, la scrittrice Isabella Santacroce torna a raccontarsi, mentre esce un nuovo libro

           

https://www.facebook.com/Repubblica/posts/478180457868054

anche davanti a una come Isabella Santacroce, i giornalisti di Repubblica si fermano come avessero incontrato Montale, o Pasolini... o magari anche solo Susanna Tamaro... e invece è soltanto Isabella Santacroce che, dopo una lungo silenzio editoriale e aver fondato (senza molto successo) una casa editrice per "autopubblicarsi", cerca di riconquistare un po' di visibilità su un giornale che però ha perso credibilità e lettori, e che la "cultura" la vende ormai come fossero cinepanettoni... e, per farlo, la semidimenticata scrittrice deve addirittura recuperare la vecchia etichetta dei "cannibali" (di cui lei in realtà non ha mani fatto parte... sì, neanche di quelli)... ma bisogna pur darsi un'etichetta ad effetto, e la volenterosa Raffaella de Santis cerca di darle una mano (anche se parlare di "sacerdotessa della letteratura" sfiora e supera ampiamente il ridicolo: sembra di ascoltare Elio e le storie tese... è invece è solo Raffaella de Santis)... tra donne, però, in fondo bisogna aiutarsi


Christian Di Meo guarda che il fare "camorristico" tuo e del tuo clan, non mi incute timore. So benissimo come trattare la teppaglia, sia sul fronte della teppa in senso proprio, sia sul fronte della repressione delle manifestazioni teppistiche. Quindi, se credi che ceda alla logica camorristica dell'Associazione Scioccati&Parafiliaci, ti sbagli di grosso. Riguardo la capacità di espressione, abbiamo capito che la vostra è pari a zero: vi sapete esprimere unicamente attraverso le ingiurie perché siete il vuoto. Da ciò se ne deduce un assioma che vi dipinge perfettamente: siete un'organizzazione che fa della violenza e dell'intimidazione la propria prassi. Il punto è che non fate paura a nessuno: non siete la NCO. Siete solo una setta minimale che tenta di difendere uno spazio grande quanto uno scantinato colmo di muffa e ragni nel quale ristagnano i miasmi dolciastri dell'urina scaricata dalle colonne fecali che vi convergono. Nulla di più, nulla di meno. E ringraziate il neoliberismo: in tempi normali nemmeno il buon Basagliia - che Dio lo abbia in gloria - avrebbe speso una sola parola per salvarvi. Si sarebbe dovuto, da buon psichiatra, arrendere all'evidenza.


Salvatore Secci
Solo parzialmente d'accordo. Per diversi motivi, che vanno dall'assurdo impegno a leggere ogni sorta di fregnacce (può essere utile commentare solo il titolo, eccome) al diniego plateale dell'esistenza di una deontologia professionale che impone la sostanziale rispondenza del titolo al contenuto.
Ma il fenomeno si presenta su (almeno) due livelli: la semplice ricerca dello scoop (infantilismi tipo "10.000 metri di foresta in fumo" per descrivere un incendio boschivo di un ettaro, "16.000 litri di gasolio dispersi nell'ambiente" per lo sversamento da una autobotte incidentata, e così via), e il meccanismo, affidato ad algoritmi, di richiamare l'interesse delle masse a fini di ritorno pubblicitario. Quest'ultimo a mio parere particolarme,nte indegno in quanto attivatore di un circolo vizioso autoalimentente di incultura che cjhiama incultura.


Christian Di Meo la mia è retorica. Ovvero prendo a pretesto attraverso il paradosso il termine "cannibalismo" per attaccare la prassi di Repubblica basata su quel che scrivo nel commento. Ho dialetticamente "usato" il post per "sfondare" la dinamica della proliferazione dei post parafiliaci e pruriginosi. Questa è una tecnica della retorica. Riguardo il sedicente "movimento letterario" in letteratura, lo considero - e non sono il solo - come un'emanazione diretta dell'allora nascente mainstream neoliberista, tanto più che nasce sull'onda delle trasposizioni cinematografiche in cerca di soggetti provenienti dalla letteratura underground. Dato che sei stato così educato da richiedere con garbo - attraverso un'affermazione - chiarimenti sul commento, ho il dovere, come si conviene tra persone educate, di dare una spiegazione. In estrema sintesi, l'obiettivo è la dinamica di Repubblica, non il "movimento letterario" che è morto e sepolto.


Bruno Schulz Ho per caso parlato, citato o commentato il parere che gli altri hanno di questa scrittrice? Ho espresso un giudizio negativo circa l'opinione altrui sulla Santacroce? Addirittura fan? E lei ipotizza che io lo sia, solo perché ho detto che spesso ci si ferma a un titolo o una parola e non si prende il tempo almeno di capire di cosa si sta parlando ? Potrei anche non aver letto nemmeno un suo libro o averlo fatto, e non averlo apprezzato. Io sarei una sua fan perché ho detto che non ci si prende la briga di andare oltre una parola o un titolo? Cosa che accade su tantissimi articoli in generale in rete.


Lucia Pacchioni Non sto dando epiteti di ignoranza né a lei e né genericamente agli altri. Mi basavo semplicemente sui fatti: ci sono commenti che evidenziano il fatto che ci si è fermati solo al titolo o alla parola, senza vedere un attimo quale fosse effettivamente l'argomento. Tutto qui, come succede spesso sui social in generale. Non ho capito perché lei si è sentita presa in causa o dovesse ora dare specifiche su chi è e cosa fa o mi risponde come se il mio commento iniziale fosse rivolto proprio a lei. È solo un dato di fatto...Sui social, spesso ci si ferma al titolo e i 5 secondi per approfondire se li prendono in pochi. Tutto qui.


Con la Repubblica che scrive titoli clickbait del genere, non c'è da stupirsi che molti ci caschino.
Sarò malizioso io, ma non ci credo che siano scritti in buona fede senza l'intento di attirare i lettori.
Per me è uno di quei titoli che andrebbero giustiziati da Baitman - Il giustiziere del clickbait.
Quindi vabbè, cerchiamo di spiegare prima che altra gente ci caschi.
NON È CANNIBALE NEL SENSO CHE PENSATE VOI.
IL "CANNIBALISMO" È UNA CORRENTE LETTERARIA DI METÀ ANNI 90 DI CUI FA PARTE LA SANTACROCE (come tanti scrittori importanti, da Ammaniti a Nove fino a Brizzi).
Non tutti hanno frequentato un liceo o un'università dove spiegano nel dettaglio anche le correnti letterarie più recenti. Quindi un conto è non conoscere i romantici, gli ermetici eccetera, ma ci sta che non tutti conoscano i cannibali. Molte persone che non hanno fatto studi specifici non sanno chi siano i cannibali, e non per questo si tratta di persone ignoranti.
Peccato che Repubblica sia un quotidiano nazionale per tutti. E chi ci scrive lo sa bene. Ecco perché io ci vedo malafede.

Tratto da Wikipedia:
Con il termine Cannibali alcuni critici definiscono "un fenomeno letterario vasto e diffuso" sviluppatosi in Italia verso la metà degli anni novanta.
Il termine "cannibali" fu un'etichetta attribuita dai media a una serie di scrittori dopo l'uscita della antologia Gioventù cannibale, curata da Daniele Brolli e pubblicata da Einaudi nell'autunno del 1996. Ha detto in proposito Daniele Luttazzi: "Fu un'antologia profetica: intellettuali come Mauri e Guglielmi la criticarono perché secondo loro conteneva una narrativa lontana dalla realtà italiana. Dopo qualche mese, l'Italia conobbe i casi del mostro di Firenze, del serial killer ligure, di Erika e Omar, dei satanisti lombardi eccetera. Gli artisti hanno le antenne e sentono in anticipo quello che sta per arrivare."
Nello stesso anno uscirono: Occhi sulla graticola di Tiziano Scarpa (febbraio 1996), Fango di Niccolò Ammaniti (marzo 1996), Fonderia Italghisa di Giuseppe Caliceti (marzo 1996), Woobinda di Aldo Nove (aprile 1996), Il segno di Caino di Alda Teodorani (1996).
Giornalisti culturali e critici letterari, nella primavera del 1996, cominciarono ad associare questi libri al noir e al pulp postmoderno alla Pulp Fiction di Quentin Tarantino, per il crudo ed efferato realismo, e soprattutto l'ibridazione dei generi letterari colti e popolari, apporti di cultura pop, memoria delle avanguardie letterarie: in questo, il pulp italiano è stato un fenomeno che si è manifestato contemporaneamente all'avantpop statunitense e in autonomia rispetto ad esso.
La fortuna dell'antologia Gioventù cannibale, nell'autunno del 1996, fece sì che l'etichetta pulp tendesse a essere progressivamente sostituita o accoppiata, sui media, a quella di "scrittori cannibali".




+