"Sono diventato un obiettivo, da giornalista rischio la vita: lascio Gaza con il cuore spezzato, ma tornerò"

Per sei mesi il giornalista al-Ajrami ha raccontato la vita nella Striscia martoriata. Ora ha deciso di partire verso l’Egitto per mettersi in salvo

           

https://www.facebook.com/Repubblica/posts/482231580796275

Donato Sciunnacheno, i nazisti sono quelli che sostengono che gli ebrei non sono uguali a qualunque altro gruppo religioso e che non potranno mai davvero far parte del loro gruppo nazionale a pieno titolo, si differenziano solo nella fine del ragionamento. Per i nazisti la soluzione è deportarli ed eliminarli, per i sionisti occupare una terra altrui cacciandone o sterminandone la popolazione, ma entrambe le visioni si basano sullo stesso punto di vista, ossia che gli ebrei italiani non sono davvero italiani come i musulmani italiani o i cristiani italiani, sono “qualcosa di diverso”.

La stessa retorica demmerda, usata per giustificare uno stato colonialista e fascista.


Gaza è attualmente il luogo peggiore in cui provare a fare giornalismo. I giornalisti uccisi sono già 90 con un'incidenza mai riscontrata in nessun conflitto recente. All'inizio del "conflitto", infatti, c'era una maggiore copertura (che io personalmente ho riscontrato solo attraverso i social, non certo sui quotidiani e/o i tg italiani); poi la quantità di notizie si sta notevolmente affievolendo, un po' per volontà di oscurare la verità, un po' perché a fare reportage sono rimasti veramente 4 gatti. Chi è riuscito a scappare, come ad esempio il giovane giornalista Motaz Azaiza, vive una situazione di vita/non vita veramente insostenibile, perseguitato dalle immagini che ha visto, dal ricordo dei lutti che ha subito e dal senso di colpa per non essere rimasto. Insomma, qua si parla di giornalisti che, loro malgrado, hanno rischiato tutto per amore della propria terra e del proprio popolo, non di quattro pennivendoli...




+