Europa Donna: “L’aborto non aumenta il rischio di tumore al seno. Il Ministero della Salute vigili sulla correttezza delle informazioni”

La risposta alle informazioni diffuse da un’associazione pro-vita sulla presunta associazione tra aborto e rischio di cancro: "Non supportata da evidenze scientifiche"

           

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Luciano Dibattista cosa c'entra la fecondazione assistita con l'aborto?
Passi che vale cosa ho detto prima che uno studio a sé stante senza altri e senza approvazione della comunità scientifica non vale nulla.
Gli studi, tranne quelli fatti al solo scopo di prendere fondi, servono per capire, approfondire ecc ed è normale che si facciano, la medicina è in continua evoluzione grazie a questo.
Ad oggi le uniche cose certe è che ogni aborto, dal secondo in poi passività di non riuscire ad avere altre gravidanze.
Ma si ricordi che l'aborto non avviene solo per gravidanza indesiderata ma per mille altri motivi.
I pro vita non sono medici, e dovrebbero cambiarsi il nome, perché altrimenti dovrebbero occuparsi sopratutto dei bambini senza famiglia, di quelli poveri, di quelli profughi o migranti, di quelli maltrattati ecc invece si occupano solo di tediare le donne che vogliono abortire.
In un paese civile e normale nessuna persona non laureata del settore potrebbe permettersi di parlare.
Nei consultori ci sono medici e psicologi e questo basta per dare tutta l'assistenza necessaria.
L'unica cosa che andava aggiunta era assistenza economica per le donne sole che se aiutate a gestire il bambino e pagare le spese necessarie magari avrebbero cambiato idea.
È tutto sbagliato perché questo crea solo terrorismo psicologico in donne già fortemente provate dalla situazione in cui si trovano.
Giudicare dall'esterno è facile, nelle situazioni bisogna torvarsici o avere forte empatia per capire.
Per altro gli aborti Negli anni sono fortemente diminuiti quindi tutto questo tam tam mediatico è solo propaganda politica e ritorno di favori per i voti presi, e sulla pelle delle persone come è accaduto per tante altre categorie.
La verità è che viviamo in una società dove ancora oggi essere donna è una grande croce da portare.
Ogni giorno in ogni cosa siamo alla gogna, criticate, vessate, giudicate, additate, private di parità di diritti e delle circostanze necessarie per fare la nostra vita in pace.
Da donna in questo paese ho vissuto il peggio che possa capitare, e se un domani avessi un figlio spero vivamente sia maschio, perché per vivere da donna e sopravvivere se ne passano di ogni che non auguro a nessuno.
Chi vuole aiutare lo faccia facendo volontariato e quindi gratis e verso chi chiede aiuto, non verso chi non lo chiede, perché questa è l'ennesima violenza che dobbiamo subire.
Per altro la legge sull'aborto fu fatta con un referendum, quindi votata dal popolo direttamente.
Secoli di lotte buttate al vento per degli invasati, e parlo da cattolica.
Poi parliamo dei musulmani che non rispettano le donne e gli impongono obblighi e regole che le limitano...
Veramente basta, non se ne può più, che la gente si trovi altri modi di passare il tempo senza tediare il prossimo.


Elise Cuscino Anch'io non diffonderei una notizia che ha forte certezze scientifiche come se lo fossero però, attenzione, incidere artificialmente con la gravidanza può essere davvero pericolosa. L'altro giorno ho letto in un report del Sistema Sanitario Norvegese che stanno facendo approfondimenti sul possibile legame tra aumento del rischio di cancro e procedure di fecondazione assistita. Pertanto, per entrambe le procedure, non parlai di certezza ma di possibili rischi. Detto questo, i ProVita non sono una setta senza competenze mediche. Non vedere le associazioni nelle persone che girano con le immagini dei bambini. Ci sono professionisti nei CAV. Approfondisca ad esempio il CAV del Mangiagalli e quanto bene ha fatto Paola Bonzi.


L'aborto è l'uccisione di un'altra vita, di un essere umano durante le sue fasi di sviluppo. Questo sviluppo è complesso e ricchissimo di sfumature. Non c'è nulla di naturale, compassionevole o meritevole di encomio nell'intervenire, a un certo punto di questo miracoloso sviluppo, inserire un bisturi, una cannula, fare a pezzi una vita umana e risucchiarla di netto. Non c'è alcun diritto nel far questo. Al limite si potrebbe e dovrebbe intervenire quando le complicazioni sono tali da richiedere, per l'appunto, di intervenire con urgenza. Ma questo è un altro discorso. L'aborto è, è sempre stato e sempre sarà (usato come) un metodo contraccettivo. Le donne che hanno iniziato a pensarsi libere "se e soltanto se" includiamo, in questa loro libertà generale, anche la possibilità di abortire "quando lo si vuole, sol perché lo si vuole", sono state ingannate da un potere oscuro, che inganna sempre. Che le de-responsabilizza sempre, soprattutto. Sembra quasi che ogni gravidanza venga da una misteriosa cicogna: nessuno vuole mai assumersi le proprie responsabilità. C'è chi parla degli stupri, delle donne operaie, del patriarcato, dell'Inquisizione (che è post-medievale e non medievale, ignoranti come siete...), della Bibbia o di Dio, della guerra, dei separatisti laici in Burmini...pur di non parlare del concepito mentre viene ucciso. Nei confronti retorici sull'aborto esistono molti modi per dire la medesima cosa: "non guardare il concepito mentre viene ucciso". Disperate femministe parlano di habeas corpus per non ammettere che il primo habeas corpus a venire violato, con l'aborto, è ovviamente quello del concepito. Novelli giuristi parlano di obblighi della gravidanza, confondendo la libertà positiva e quella negativa, il facere e il non facere. Se solo le donne possono partorire, il divieto di uccidere liberamente vale e varrà sempre per tutti. La società intera crolla, decade, altrimenti. Non c'è alcuna libertà, non c'è nessuna conquista nell'uccidere il proprio bambino. C'è solo una attesa fredda, che conduce a una presa di consapevolezza, presto o tardi. Quando si raggiunge quella coscienza, allora ci si guarda indietro, si ripensa a quello che si è fatto, e si resta disarmati, feriti, inermi. Davvero si inizia a credere di dover essere perdonati, se non da Iddio, perlomeno da sé stessi. Chi ha visto cos'è l'aborto non può non opporvisi. Non c'è un solo argomento, fra i suoi sostenitori, capace di vincere la realtà delle cose, cioè l'orrore che esso è. Una società che ha liberalizzato l'orrore sarà sempre, inevitabilmente, una società pregna di ingiustizie di qualunque tipo. Al motto dei diritti, della libertà e del progresso, hanno incantato i cervelli. Non vi è libertà lì dove non vi è giustizia, non vi è giustizia senza bene, e non vi è bene senza la presenza di uomini e donne coraggiosi, testimoni della verità che sappiano confrontarsi dialetticamente, smontare l'utilitarismo di fondo dei pro-choice, rivelare gli aspetti eugenetici dei loro discorsi, dire sì e no quando è il momento di farlo. Non è un caso che un grande rimosso nel dibattito pubblico sull'aborto sia costituito da quelle esperienze di donne pentitesi di avere ucciso il proprio figlio. Queste, assieme a quelle dei medici che hanno effettuato aborti per poi cessare del tutto, sono le testimonianze più preziose, per le quali quasi nessuno, tra i cosiddetti "pro-choice", è disposto all'ascolto. Dovrebbero ascoltare, invece. Invece di urlare con la bava alla bocca, come cani, dovrebbero tacere, ascoltare. Riflettere.




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