Addio corallo rosso: il caldo degli oceani ha sbiancato i fondali

Dall’Atlantico al Pacifico sulle barriere sono spariti alghe e pesci. Il biologo marino: “Dove c’era colore, ora ci sono scheletri sbiaditi”

           

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Matteo Cuccovia per prima cosa non ho negato nulla. Quindi "zio negazionista" puoi tranquillamente accollarlo ad altri. Mi pongo delle domande perché mi pare comodo ultimamente attribuire al riscaldamento qualunque evento indesiderato. A mio parere con lo scopo di instillare senso di colpa generale bene distribuito negli individui che devono sentirsi colpevoli per il semplice fatto di esistere e respirare. Mentre parlare d' inquinamento svelerebbe che ci sono specifici artefici e responsabili.
In secondo luogo, entrando nello specifico, di quanto si è alzata la temperatura in quello specifico luogo per causare la morte diffusa di quei coralli? Cosa che ritengo possibile ovviamente, perché con la mente aperta non escludo nulla aprioristicamente....ma si apre una complessità che viene invece sempre ridotta a propaganda.


Andrea Costa sono posti che ho visto anche io. E se dovessi paragonare il mare, i coralli i pesci delle phi phi che vidi nel 1993 con quello che ho visto nel 2009 direi che i biologi hanno perfettamente ragione. Ma siccome che non sono stupido, non mi baso sulle mie esperienze, perché contano nulla rispetto a studi fatti in anni di lavoro, comparazioni scientifiche e statistiche. In molte zone turistiche ci sono stati reimpianti di coralli , ci sono aree protette da pesca e navigazione ... Ma lo studio non valuta i parchi marini protetto, ma le condizioni dei mari nel suo insieme. Se non capisce questo, è grave.


Paolo Pellegatta ti assicuro che la barriera come l’ho vista ridotta in quell’epoca io era da piangere.. e uniche cose che facevano contrasto al verde salvia sabbioso e mummificato, erano i pesci colorati. Ma so, che mi aveva dato grande speranza notare che già c’erano piccolissime nuove formazioni e forse quella volta, sono state quelle che ho cercato e più apprezzato. (Ari Nord era bollito e Ari Sud stava solo un pochino meglio) E un danno di quella portata, così innaturale, mi diede sensazione -e solo quella- che ci fossero dei perchè ben più gravi di una semplice ondata senza precedenti di riscaldamento climatico. E lo ripeto per non tirarmi in testa commenti scemi, “sensazione mia molto brutta” senza nessun fondamento.


Paola Greennon è questione di cambiare vita, tipo usare meno la macchina, per ottenere qualcosa, dovremmo. Tutto il mondo, tornare indietro, ad una civiltà. preidustriale. È possibile, no. A meno di non affrontare, carestie, rivolte sociali, guerre, e tornare ad avere mortalità infantili altissime, vita breve. Ecc. Si potrebbe eliminare.. Sempre a costi gravissimi.. Tutto il superfluo, basta viaggi inutili, basta vacanze, basta sport ed eventi che richiedono mezzi, spostamenti, ed inquinamento. Tutto il mondo, che fa casa_lavoro_o scuola. Punto.. 2 vestiti per estate, 2 x inverno. E si tengono finché non sono più riparabili.. Parola ormai scomparsa. Massimo 1 auto per famiglia, 10 volte i mezzi pubblici di adesso. Ed obbligo di usarli se possibile. Al posto della macchina. Praticamente, dimezzare la produzione di ogni cosa.. Smettere ogni guerra, perché per esempio, ci preoccupa l'inquinamento di oggi. Ma pensiamo veramente che 1 guerra mondiale, durata 5 anni, bruciando città, miliardi di tonnellate di carburanti e gomma, e di tutto in bombardamenti. Creando miliardi di tonnellate di pirotossine, non ne paghiamo le conseguenze ancora oggi? Sarebbe un inizio.. Chi se la sente? Io no.. Non ne ho il coraggio.. Altri non so.


Paola Marras esatto...ci sono tratti di barriera ancora integri e coloratissimi, tratti in cui ha sbiancato e tratti dove è completamente morta (distese di ciocchi di corallo spezzettati che di fatto ormai sono solo pietre). La differenza tra i tratti ancora sani e quelli dove sbianca o peggio è una distesa di corallo morti e fatti a pezzi è enorme...qui fanno opere di trapianto e ripopolamento della barriera... però se non si ferma il surriscaldamento del mare è un disastro...che poi il meccanismo per cui i coralli muoiono è chiarissimo da un punto di vista scientifico...i coralli vivono in simbiosi con delle micro alghe, le micro alghe trasformano in energia il cibo che il corallo assorbe...con il calore le micro alghe muoiono....io corallo muore a sua volta di fame perché da solo non ha la capacità di trasformare i nutrienti in energia...ma la gente ride... gente che non ha cognizione alcuna


Andrea Costa nei primi anni 2000 alle Maldive, dopo il passaggio del Nino, era tutto grigio cotto..oggi la situazione è ben ben rifiorita, ma è troppo difficile per la gente che “ripete” senza peró ragionare sul fatto, che in 25 anni da allora, se quella era l’anticamera del disastro.. oggi sarebbero isole completamente abbandonate dal turismo…non mi oare sia successo per ovvi motivi di ripresa. ..ma I ragionamenti logici anche più banali, sono diventati una pratica desueta, meglio uniformarsi alle narrazioni . Concordo sulla plastica ️ ma anche vero che un tempo eravamo in pochi a ritirarla quando ce la trovavamo davanti ed oggi è una pratica più diffusa, che almeno contrasta un po’ il passaggio degli incivili. Purtroppo, stiamo vivendo un periodo storico dove va più di moda riempirsi la bocca con pareri “ambientalisti” ma fattivamente poco si lavora sul concetto di civiltá e che per cominciare, (quantomeno per non peggiorare la situazione) basterebbe che ognuno facesse il suo. (Banalmente avendo cura di riportarsi in alloggio la propria rumenta per cominciare) Altro capitolo si potrebbe aprire, sul fatto che sarebbe d’obbligo far osservare o applicare nuove limitazioni ai passaggi radenti barriere e coste protette o da protegfere, dai natanti a motore.. (a partire da quei palazzi da crociera troppo vicini alle coste) e magari vigilare, multando pesantemente, quei tanti yacht di intoccabili che fanno come gli pare, e soprattutto scaricano la ogni in mare, indisturbati e sotto gli occhi di tutti) ecc ecc Troppi esperti su ampia scala e pochi praticanti nel proprio piccolo che tanto fa.


Stefano Ghezzi Non è che allo spaghettaro medio non importi, semplicemente si è rotto il ca**o del quotidiano terrorismo mediatico: “caldo, caldo, caldo, bollore, temperature mai raggiunte dal 2500 a.C., e caldo, caldo, caldo, moriremo tutti”.
L’esistenza di un cambiamento climatico reale che si svilupperà in un arco pluridecennale non giustifica notizie del tipo: “75 gradi sulle Alpi alle sei del mattino. Beh, in realtà ce n’erano 15, ma la gente ne percepiva il quintuplo”.
Soprattutto, lo spaghettaro si è anche stufato delle cosiddette “soluzioni”proposte, interessate e folli.
La GenZ, viziatissima e nullafacente, pontifica di mobilità individuale mentre spreca TWh di energia per caricare miliardi di ore di video idioti. Si vuole fare qualcosa per il clima? Tassare il traffico dati non professionale, un tot a Gb.
La politica di destra mira a moltiplicare i figli. Bambini, bambini, bambini e ancora bambini. Quando in un pianeta che scoppia per la sovrappopolazione ed ogni individuo in più impatta come 700mila km percorsi da un’utilitaria diesel, si dovrebbero disincentivare le nascite e non pagare i genitori per produrre ulteriore prole.
La politica di sinistra è fatta da ricchi che propongono idee per ricchi, o meglio cercano di imporle a tutti. Illudendosi peraltro che il comportamento di quattro gatti possa bilanciare le abitudini di altri sette miliardi di persone sul pianeta.
Per cui, sì, una proposta scientifica l’avrei anche ascoltata. Sentirmi dire quotidianamente che tra due o tre anni si scioglieranno i tralicci d’acciaio per il
caldo, a meno che non corra a comprarmi l’auto elettrica, non è un discorso meritevole nè del mio tempo nè della mia attenzione.


Mario Vara te la metto giù facile: l’aumento di temperatura globale (acque) (accentuata maggiormente nella regione del mediterraneo centrale) rende la % di eventi estremi caldi e freddi maggiore. Questo significa che su una media/mediana di eventi X, avremo più eventi che tendono all’estremo freddo o caldo. Ciò significa che su 365 giorni magari avremo 20 giorni ove la temperatura media sarà +5 e magari 5 giorni ove la temperatura sarà -20. Questo causa squilibrio (volgarmente, le viti in fiore i gli alberi da frutto sì beccato grandinate k gelate che distruggono il raccolto estivo).

Conseguentemente tutto ciò porta a periodi di siccità e periodi dove magari l’acqua che cade in 4 mesi cade in 4 ore: le falde non riescono ad assorbire l’acqua—-> si creano allagamenti e danni ulteriori.

In Italia siamo a +2.6 gradi, il mondo +1.5. Questo riscaldamento provoca anche maggiore calore sulla superficie delle acque che aumenta h2o in atmosfera che genera a sua volta maggiori quantità di nubi e nuvole che andranno a loro volta a scaricare tutto non appena toccano terra.

Tutto chiaro?

Anche queste 4 giornate di freddo di fine aprile sono causa di quel riscaldamento e, quasi certamente, toccheremo l’estremo opposto a luglio


Daniel San Feltrin che poi basterebbe aprire Google

“Com’è possibile, ci chiede lo zio negazionista mentre si prende le ultime patate, che simili impennate siano legate a un incremento medio che oggi non supera gli 1,2 gradi?

Innanzitutto è fondamentale comprendere che quando parliamo di riscaldamento globale di 1.2 gradi non intendiamo che le temperature siano aumentate di quel valore in ogni luogo del pianeta e in ogni momento dell’anno, si tratta di un valore medio. L’aumento locale delle temperature è tutto fuorché uniforme: è ad esempio nettamente maggiore nei continenti rispetto agli oceani (che per via dell’inerzia termica impiegano più tempo a riscaldarsi); e alcune regioni si stanno riscaldando molto più velocemente rispetto ad altre: in Italia, per dire, siamo già a 2 gradi sopra i livelli pre-industriali, mentre nelle regioni vicine all’Artico si raggiungono punte di 3,5 e 4 gradi.

Tenere d’occhio il valore di 1.2 (e di 1.5, come vedremo fra poco) è importante, ma allo stesso tempo è pericoloso, perché rischiamo di perdere di vista come il riscaldamento globale stia producendo già oggi un aumento drammatico degli eventi climatici estremi (per farsi un’idea della situazione Carbon Brief ha realizzato una mappa interattiva molto utile).

La seconda cosa da tenere a mente è che per riscaldare di un grado l’intero pianeta è necessaria una quantità di energia sbalorditiva. E non sto usando questo aggettivo con leggerezza: un recente studio ha calcolato che gli oceani hanno assorbito un’energia termica pari a quella che verrebbe rilasciata se avessimo fatto esplodere 5 bombe di Hiroshima per ogni secondo degli ultimi 25 anni. È questa energia in eccesso a causare i drammatici cambiamenti climatici che già oggi stiamo osservando.

Tra 1,5 e 2 gradi la differenza è enorme

Abbiamo visto come 1 grado di riscaldamento globale stia compromettendo gli equilibri su cui abbiamo imperniato la nostra civiltà. I sintomi di questa febbre comprendono già oggi, tra le altre cose, un aumento di eventi estremi come uragani, incendi, alluvioni, ondate di calore ed eventi siccitosi, uno scioglimento sempre più rapido di ghiacciai e calotte polari e un’acidificazione degli oceani potenzialmente letale per molte specie.

Attualmente, gli sforzi per contrastare questa tendenza puntano a un obiettivo chiaro: mantenere il riscaldamento del pianeta al di sotto degli 1,5 gradi al di sopra dei livelli pre-industriali. Questa soglia è stata fissata solo di recente (prima gli accordi puntavano a un limite di 2°), quando nel 2009 l’Alleanza dei piccoli stati insulari (AOSIS) ha fatto notare ai tavoli internazionali come un riscaldamento di 2 gradi avrebbe determinato il probabile inabissamento di molti stati-isola. Oggi, il limite di 1,5 viene comunemente indicato come soglia per mantenere questo pianeta vivibile per l’essere umano.

Attenzione, però, questo non significa che questo numero abbia una valenza scientifica intrinseca: quando (come sembra probabile) il riscaldamento globale supererà gli 1,5 gradi non scatterà nessun particolare meccanismo, né si verificherà un collasso repentino; quello che succederà, è che aumenterà di molto la probabilità di superare punti di non ritorno negli equilibri del nostro ecosistema.

Gli studi più recenti prevedono che superare questa soglia potrebbe innescare una reazione a catena che altererebbe il sistema climatico globale in modo irreversibile, rendendo le ricadute della crisi climatica ancora più letali. Il collasso della calotta glaciale groenlandese, per dire, potrebbe modificare le correnti oceaniche, andando a influire sulla distribuzione di calore in tutto il pianeta, oltre a privare il plancton dei nutrienti necessari a sottrarre anidride carbonica dall’atmosfera, esacerbando ulteriormente il problema. L’aumento delle condizioni climatiche estreme andrebbe a degradare ulteriormente le foreste pluviali, aumenterebbe il rischio di incendi e ridurrebbe la capacità di molti ecosistemi di assorbire anidride carbonica, alimentando un pericolosissimo circolo vizioso.

Quando lo zio negazionista dice che non c’è questa gran differenza tra 1,5 e 2 gradi di riscaldamento globale, non tiene conto di questo effetto a cascata e dell’esistenza di questi punti di non ritorno.

Un tavolo sempre più inclinato

Per rendere meglio il concetto, proviamo a usare un’altra metafora. Immaginate di aver costruito una città in miniatura su una grande tavola in equilibrio su quattro gambe della stessa altezza, immaginate una città vera e propria, con una rete per il trasporto privato e pubblico, sistemi di approvvigionamento idrico e energetico, edifici interconnessi in un’organizzazione complessa studiata per funzionare al meglio nelle condizioni di partenza. Ora provate a immaginare che una gamba del tavolo si alzi ogni giorno di più. Anche se questo sollevamento è lento, ben presto la città comincerà a mostrare i primi segni di malfunzionamento: il sistema idrico faticherà a trasportare acqua nelle zone sollevate, le strade si faranno più accidentate, alcuni collegamenti elettrici salteranno: a poco a poco, ma sempre più velocemente, la città inizierà a incepparsi. Finché i cambiamenti saranno tali che il sistema collasserà del tutto, con conseguenze disastrose.

Ecco: al nostro ecosistema sta succedendo qualcosa di simile. Il mondo che abbiamo imparato a considerare “normale”, con le sue dinamiche e i suoi equilibri, è il prodotto di una stabilità climatica che il riscaldamento globale sta compromettendo ogni giorno di più. Analogamente a un corpo umano febbricitante, un aumento di un grado si traduce in uno sbilanciamento dei valori a cui siamo abituati creando una situazione di malfunzionamento che si fa via via più critica a ogni piccolo incremento di temperatura. Per questo si dice che ogni decimo di grado è importante.

A fine settembre l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha dichiarato che la finestra di tempo per mantenere il riscaldamento al di sotto degli 1,5 gradi si sta restringendo, ma viene mantenuta aperta dall’incredibile crescita delle energie rinnovabili. È fondamentale che approfittiamo di questa finestra per ridurre al minimo le possibilità che il tavolo su cui poggia la nostra civiltà si ribalti del tutto”




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